A Verona il sindaco Damiano Tommasi ha già da tempo fatto capire di essere saldamente allineato all’agenda arcobaleno: dando la disponibilità a trascrivere i “figli di coppie dello stesso sesso”; destinando un immobile al primo centro per migranti Lgbt; partecipando ai gay pride. Insomma, da che parte sia l’Amministrazione della città veneta in tema di etica e morale è abbastanza chiaro, anzi chiarissimo. Ciò nonostante, è difficile non restare colpiti dal fatto che a Verona l'8 marzo - giornata com’è noto dedicata alla Donna - sarà trasformata in ben due mesi di iniziative che vedranno protagonisti l'ideologia di genere e i contenuti della Bibbia queer.
A raccontare nel dettaglio queste iniziative è stato il quotidiano Libero, che ha fatto presente come esse comprenderanno, il 6 marzo, «un laboratorio per far prendere consapevolezza ai bambini e alle bambine della predominanza maschile nella toponomastica delle scuole della città»; lo stesso giorno ci sarà «una lettura collettiva e discussione del libro di Michela Murgia», con la possibilità di entrare gratuitamente – ma purché tesserati con l’associazione o pronti a farlo subito - alla serata di Arcigay e Pianeta Milk dedicata a Michela Murgia.
La scrittrice sarda da poco scomparsa, poi, il 22 marzo sarà al centro dell’inaugurazione dell’anno accademico. Per chi fosse curioso al riguardo, il programma completo degli eventi è interamente consultabile sul sito del Comune di Verona. Degno di nota, appare comunque il fatto che «la festa della donna lunga oltre due mesi verrà aperta dalla presentazione della “Bibbia Queer”. Cos’è? Le 1.136 pagine riferiscono di un Gesù piuttosto trasgressivo, invaghito di Lazzaro e poi di Giovanni. Il “Dio queer” è “strambo, poliamoroso, scandaloso nel senso etimologico del termine, perché pone inciampi al nostro cammino troppo lineare e rettilineo”. La Trinità è contro “il modello della famiglia patriarcale”».
A proposito di Bibbia queer, che si tratti di un’opera altamente ideologica e di parte – non bastasse il già eloquente titolo – è dimostrato dalla sua introduzione, che vede la teologa Selene Zorzi e il professore Martin M. Linter scoprire le carte: «Una lettura queer vuole rompere schemi familiari e offrire nuovi modi di riflettere sul divino […] e ricordare a noi stessi e agli altri che la Bibbia è tutt’altro che un manuale di codificazioni rigide, ma il luogo in cui ritrovare la chiave della complessità e della porosità delle vite». L’ex monaca benedettina Zorzi e il prof. Linter continuano: «Il termine queer intende riferirsi a tutto ciò che di strambo, storto nel senso di non allineato possa presentarsi in una identità personale. Il Dio biblico è un Dio queer: è eccessivo nel suo amore per gli esseri umani […] e perciò fuoriesce da sé».
Cosa questo possa c’entrare con la donna e a maggior ragione con la sua Giornata, ci si consentirà, non è molto chiaro. Proprio per niente. Fortunatamente, davanti a queste iniziative ideologiche e supportate economicamente dal Comune (si parla di 32.000 euro di finanziamenti) a livello politico non tutti stanno a guardare. Di sicuro non è stata a guardare Maddalena Morgante, deputata di Fratelli d’Italia che ha denunciato l’«ennesimo supporto del sindaco Tommasi al gender, quell'ideologia che in campagna elettorale sosteneva di non conoscere». «Mi domando», si è chiesta dunque l’onorevole, «quale posto resta alla Donna, alle sue reali esigenze e al valore prezioso della sua identità femminile in simili iniziative? Il compito della politica è riconoscere l'importanza del contributo femminile nella società, non diffondere ideologie che negano l'esistenza dei due sessi andando a discapito della donna stessa».
Ora, le considerazioni dell’onorevole Morgante davvero non fanno una grinza. Possono essere sottoscritte appieno, dal momento che appare a tutti gli effetti paradossale il fatto che si sia scelta una Giornata come l’8 marzo – che dovrebbe celebrare la donna, cioè uno dei due sessi, insomma un’identità ben precisa – per dare spazio ad autori, libri e contenuti che nel «rompere schemi familiari» operano una frantumazione anche delle figure cardini di tali «schemi», quindi il padre e la madre e, in definitiva, l’uomo – letto solo alla luce della sua «predominanza maschile» - e la donna, sì festeggiata ma pur sempre, come si è detto, in modo paradossale. Non è un caso che significativi settori del femminismo, anche in Italia, oggi avversino l’ideologia transgender, le derive queer, insomma quello che appare un vero e proprio tentativo di cancellazione della donna. Ma questo ed altro, a quanto pare, all’attuale Amministrazione della città di Verona non è molto chiaro.