Una ragazza neozelandese ha tentato il suicidio dopo che la scuola l’ha spinta all’aborto all’insaputa dei genitori.
Questa settimana un gruppo di genitori ha inviato una petizione al governo della Nuova Zelanda chiedendo che venga approvata una legge che garantisca ai genitori di essere informati della gravidanza delle loro figlia adolescenti, prima di eventuali decisioni o consulenze per l’aborto.
L’iniziativa è partita da Hillary Kieft, madre di sei figli, che per sua disgrazia ha vissuto in prima persona: lo shock di scoprire che sua figlia, all’età di 15 anni, è stata spinta ad abortire durante l’orario scolastico, senza il suo consenso.
Ma il dato più sconcertante è che lei e suo marito l’hanno saputo solo quando la figlia ha tentato il suicidio, dopo un anno di depressione, odio di sé, rabbia, abuso di alcool e sostanze stupefacenti.
“Nostra figlia è sopravvissuta per grazia di Dio. Ma la vita non è più la stessa” ha detto mamma Hillary al Primo Forum della Famiglia nel 2014.
Lifesitenews.com denuncia il paradosso della situazione: i genitori devono firmare moduli di consenso per gite, per le cure base di primo soccorso e trattamenti odontoiatrici. Quando si tratta di aborto invece, il Care of Children Act 2004, ha stabilito che le ragazze di tutte le età possono ricorrere all’aborto all’insaputa o comunque senza il consenso dei genitori.
La cosa incredibile è che gli aborti vengono organizzati durante l’orario scolastico da consulenti scolastici, infermiere o altri membri dello staff. E le agenzie della Pianificazione Familiare e quelle che si occupano della salute sessuale sono complici di questi aborti segreti.
E proprio le agenzie della Pianificazione Familiare, affiliate della International Planned Parenthood Federation (IPPF), hanno messo subito in chiaro che combatteranno contro il potenziale cambiamento della legge.
L’unico altro tentativo di modificare la legge è stato fatto nel 2004. Nonostante un forte sostegno pubblico, lo sforzo è stato vanificato dal Parlamento che ha votato 45 sì e 75 no all’emendamento proposto.
Per questo, Voice for Life sostiene pienamente l’iniziativa di Hillary. “Sappiamo per il tentativo precedente, nel 2004, che c’è un forte sostegno pubblico”, ha detto il Presidente nazionale, Bernard Moran.
Social media e talk show radiofonici stanno raccontando la storia, e molte persone ci tengono a condividere le proprie esperienze personali.
È innegabile l’impatto dell’aborto – sia fisicamente che emotivamente – sulle famiglie, le donne e le ragazze.
Genitori distrutti lamentano il fatto che la legge attuale non consente loro il diritto di sapere cosa succede ai loro figli.
Mr. Borrows, il deputato leader della campagna, ha detto che “questa non è pro – o anti-aborto. La questione riguarda il diritto di un genitore di essere informato ed il consenso informato e sia le persone che sono a favore della vita che quelle pro-choice possono firmare e credo che lo faranno”.
Tuttavia, la Direttrice Nazionale del Family Life International NZ, Dame Colleen Bayer, si è detta (giustamente) molto rattristata che i diritti dei genitori appaiano essere l’unico problema. Si sentiva a disagio che molti dei genitori che hanno scelto di condividere le loro storie sembravano essere a favore dell’aborto, e generalmente hanno dimostrato poco interesse per il destino del loro nipotino.
“L’aborto è una questione che riguarda tutta la famiglia”, ha dichiarato la Brayer. “Colpisce tutti. Questo bambino potrebbe essere l’unico mezzo per tenere unita tutta la famiglia. Ci piacerebbe trovare un modo di raggiungere i cuori di quei genitori per dimostrare che ci preoccupiamo, e che siamo in grado di sostenerli, e offriamo una soluzione per la vita – che è la migliore sia per la ragazza, e, ove necessario, il padre del bambino”.
Non ci resta che sperare che questa volta il tentativo di modificare quest’assurda legge vada a buon fine. Se non altro, perché qualche genitore avrà la possibilità di salvare la vita del proprio nipotino, oltre a quella della figlia.
In Italia in teoria una minorenne non può abortire senza il consenso dei genitori. Tuttavia, l’ostacolo è facilmente aggirabile grazie all’art. 12 della famigerata L.194: “Se la donna è di età inferiore ai diciotto anni... nei primi novanta giorni, quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, espleta i compiti e le procedure di cui all’articolo 5 e rimette entro sette giorni dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza.
Qualora il medico accerti l’urgenza dell’intervento a causa di un grave pericolo per la salute della minore di diciotto anni, indipendentemente dall’assenso di chi esercita la potestà o la tutela e senza adire il giudice tutelare, certifica l’esistenza delle condizioni che giustificano l’interruzione della gravidanza”.
Se qualcuno pensasse che il giudice tutelare è un filtro sufficiente a garantire l’urgenza della situazione che sembrerebbe dover essere straordinaria, sappia che spesso, negli ospedali italiani, egli si limita a leggere il certificato medico e a mettere un timbro con l’assenso, senza neanche guardare in faccia la ragazzina interessata.
Laura Bencetti
Fonte: Lifesitenews