Il dato principale
Dalla recente Relazione ministeriale al Parlamento sull’applicazione della legge 194 del ‘78, che illustra i dati del 2022, risulta un aumento degli aborti volontari. Si potrebbe dire: “le IVG sono state 65.661, 2008 unità in più rispetto all’anno precedente”.
Sarebbe, in realtà, più veritiero e corretto scrivere la stessa cosa in quest’altro modo: “nel 2022 sono stati eliminati 65.661 bambini, 2008 in più rispetto all’anno precedente”.
Questo, però, non si può dire. Non si può più dire che nella pancia della mamma c’è un figlio. Bisogna ignorare che ciascuna di quelle “unità” aveva il DNA unico e irripetibile di un essere umano e che - se l’avessero lasciato crescere e nascere - da embrione o feto sarebbe diventato un neonato, poi un lattante, un bambino, un adolescente, un adulto e un anziano. Magari a sua volta padre o madre o nonno di chissà quanti altri bambini.
È un po’ triste questa deliberata e ideologica cancellazione degli esseri umani operata dall’ideologia mortifera dominante. Ed è ancor più triste che spesso anche dei sedicenti prolife diano la sponda a questa mistificazione.
Detto questo, il commento ai dati pubblicati dalla Relazione potrebbe finire qui.Vogliamo, comunque condividere con i Lettori altre considerazioni.
Vengono sistematicamente ignorati i criptoaborti
La Relazione continua a negare l'evidenza scientifica dell’umanità del concepito anche perché non tiene conto dei criptoaborti causati dalle pillole postcoitali. Le confezioni di ellaOne e Norlevo, pillole dei 5 giorni dopo e del giorno dopo, vendute nel 2022 sono arrivate a 748.137 in totale. Sarebbe logico calcolare che circa il 20% dei rapporti sessuali siano fecondi. Ma per essere molto prudenti, diciamo che lo sono stati il 10% dei rapporti avuti il giorno prima o 5 giorni prima. A fecondazione avvenuta le pillole non hanno effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè all’embrione è impedito l’annidamento in utero e viene abortito.
Quindi ai 65.661 aborti registrati bisogna aggiungerne (almeno!) altri 35.000, sfondando così quota 100.000 aborti all’anno in Italia
"Donne sotto i 18 anni" - “Come si cambia”
Aumentano gli aborti tra le minorenni: nel 2022 hanno abortito 1861 «donne di età inferiore ai 18 anni». “Donne” sotto i 18 anni, giusto? In particolare, le italiane sono state 1675, mentre nel 2021 erano 1543. Chissà cosa è passato e cosa passa nella testa e nel cuore di quelle ragazzine. Chissà se qualcuno aveva mai spiegato loro che la natura ha fatto piacevoli i rapporti sessuali per far nascere i bambini, non per giocare col corpo proprio e altrui.
Sicuramente, invece, hanno saputo che abortire è così semplice! Basta prendere un paio di pilloline (la RU486 e le prostaglandine). Gli aborti chimici sono ormai di più di quelli chirurgici (52%). E si fanno comodamente a casa, da sole, anche se a rischio di emorragia, infezione e aborto ritenuto.
Nota a margine: gli abortisti oggi promuovono quella “dimensione solipsistica dell’aborto” che qualche tempo fa denunciavano molto preoccupati (Repubblica.it, 5 giugno 2009). Come si cambia!…
Il “diritto” all’aborto è garantito… purtroppo
Dopo questa Relazione le compagne di Non Una Di Meno potranno tranquillizzarsi: i dati dimostrano che il loro diritto all’aborto, in adempimento alla l. 194, è garantito.
Nel 2022 il 92, 9% delle madri ha potuto abortire nella Regione di residenza e l’86,9% nella provincia. Quindi pochissime sono state costrette a migrare. Sarebbe interessante paragonare il dato “migrazioni per aborto” con il dato “migrazioni per TAC o PET-TAC”, ma non è questa la sede.
Non solo. I tempi d’attesa tra rilascio del certificato e intervento sono in netta diminuzione.
Del resto «per ogni 1.000 nascite si conta 1 punto nascita, mentre per ogni 1.000 IVG ci sono 5,2 punti IVG. In proporzione, quindi, i punti IVG sono più dei punti nascita». Insomma: è più facile essere abortiti che nascere.
E infine, «il numero di IVG per ogni ginecologo non obiettore è pari a 0,9 IVG a settimana». Un carico di lavoro decisamente sostenibile, tant’è vero che c’è un buon 7,4% di medici non obiettori che non effettuano aborti: evidentemente non servono. Gli obiettori di coscienza, quindi, non riescono ad impedire l’accesso all’aborto neanche a una sola madre. Tra l’altro il numero degli obiettori è in calo (anche se è sempre più del 60% del totale dei ginecologi).
Domande senza risposta
Infine, ci dispiace dover rilevare che anche questa volta la Relazione non risponde a tante domande.
Per esempio: per quali motivi le madri chiedono di abortire?
Dovrebbe interessare a chi si occupa di politiche sociali sapere se e quante donne abortiscono per motivi economici, per esempio. O per motivi di lavoro. O per solitudine, paura… Il fatto è che agli ideologi dell’aborto non interessa il perché, purché ci sia la massima libertà di farlo, a richiesta. Anche senza alcun valido motivo (per questo alcuni dicono che il diritto di abortire è “meramente potestativo”).
Altre domande a cui la Relazione non risponde riguardano la salute delle donne e le complicanze post aborto.
Non sembra che alla Relazione interessi l’effettiva libertà di “scelta”, altrimenti interesserebbe fornire i dati necessari perché le madri possano maturare un reale consenso informato, rispetto alla procedura cui vanno a sottoporsi. Quindi alle donne andrebbe spiegato che cosa è l’aborto e quali conseguenze comporta.
E invece, del bambino non si parla (è un grumo di cellule) e quanto alla salute fisica, non viene data alcuna informazione sulle complicanze post aborto a lungo termine e le complicanze a breve termine sono indicate in modo superficiale.
Nella Relazione che presentava i dati del 2020, e nelle precedenti, scrivevano che il numero di donne morte in seguito ad aborto era “molto basso”. C’erano. Quelle donne morte non contavano, ma c’erano. Nel 2021 e nel 2022 il dato è stato semplicemente omesso.
E poi anche questa Relazione continua ad ignorare le conseguenze psichiche dell’aborto sulla salute femminile che - soprattutto da quando nel 2011 la dottoressa Coleman ha pubblicato la sua metanalisi - possono essere ignorate solo da chi è totalmente accecato dall’ideologia.
Ma la speranza c’è
In mezzo a tanti dati sconcertanti, per non dire agghiaccianti, però, abbiamo trovato un lumicino di speranza: più figli si hanno meno si abortisce. Il che potrebbe stupire chi pensa che un terzo o quarto figlio sia del tutto insostenibile. E invece no. Evidentemente, ancora, l’umanità prevale sul freddo calcolo economico.