Il tema dell’aborto dovrebbe essere decisivo quando si tratta di andare a votare.
Negli Stati Uniti questo è normale: nel dibattito politico la questione del diritto alla vita gioca una parte significativa. E infatti Donald Trump è diventato presidente anche grazie al voto del mondo pro-life.
Da noi in Italia (e più in generale in Europa) la situazione è diversa. I nostri politici, persino quelli che in teoria si dichiarano cattolici, di aborto non parlano, o se lo fanno è sempre in termini piuttosto generici. Nessuno comunque ha il coraggio di dire che si tratta di un crimine e che è una vergogna averlo legalizzato.
In Cile, invece, c’è chi si sta dando da fare per influenzare il voto dei cittadini alle prossime elezioni.
Come i nostri Lettori sanno, quanto sta avvenendo nel Paese latinoamericano è di capitale importanza. Governo e Parlamento sono in procinto di approvare una legge che depenalizza (quindi di fatto legalizza) l’aborto nei tre casi di stupro, rischio per la vita della madre e malformazione del bambino. I primi passi verso una liberalizzazione totale dell’infanticidio.
Ebbene, la reazione dell’opinione pubblica è stata e continua ad essere straordinaria. Migliaia e migliaia di persone, di ogni categoria, credo religioso ed appartenenza politica, si sono attivate in ogni modo per contrastare questa legge sciagurata.
La piattaforma Chile es Vida (qualche giorno fa abbiamo intervistato in esclusiva la responsabile) si sta battendo senza posa. E tra le campagne ad essa integrate c’è “Mi Voto Vale Vida“, coordinata da una studentessa universitaria di sociologia di 27 anni, Tania Córdova, che è sposata da 5 anni ed è mamma di tre figli, i quali ovviamente hanno avuto sempre la precedenza sulla carriera accademica (e per questo Tania si è attirata le critiche di molti: la sua è una scelta assolutamente anti-femminista).
Scopo di questa campagna è trasformare il maggioritario sentimento favorevole al diritto alla vita e contrario all’aborto dei cileni in voti espressi. Ovvero, votare tenendo presente chi sono i politici che difendono la vita e quali invece promuovono l’aborto. Bisogna cercare di portare i primi in Parlamento e nelle amministrazioni locali, mentre i secondi devono essere bocciati. Ed è quello che è già avvenuto alcune settimane fa in una tornata elettorale che ha coinvolto centinaia di comuni: i partiti di sinistra, grandi sponsor dell’aborto, sono stati penalizzati.
Di fatto – amara constatazione valida ovunque – quanti fanno politica, al di là degli ideali, guardano al numero di voti utili per avere una poltrona. Occorre pertanto far sentire la propria voce di cittadini. E questo soprattutto in Italia, dove ultimamente sembra invece che le istituzioni facciano orecchie da mercante (vedi il caso Fedeli...).
Redazione
Fonte: RedMaule