I giornali come al solito danno grande risalto ai proclami che (spesso ben pagati) arrivano dalla Cina sull’abolizione della sanguinosa politica di aborto forzato e sterilizzazione coatta nota come “politica del figlio unico”.
La Xinhua News Agency, da ultimo è stata ampiamente rilanciata: la Cina si orientaverso una politica di due figli per tutte le coppie, con un provvedimento che dovrebbe essere attuato a partire da marzo.
La motivazione addotta è economica e demografica: “Per bilanciare lo sviluppo della popolazione e affrontare la sfida di una popolazione che invecchia“. A questa affermazione andrebbe dato risalto. Qui si continua una “politica del figlio unico” che ci è imposta dalla propaganda martellante degli ultimi decenni: contraccezione e aborto, certamente, non sono obbligatori, come nella dittatura di Pechino, ma di fatto sono una moda, un dato imprescindibile di civiltà, perché “è bene non fare troppi figli”: continuiamo a ignorare che la crisi economica è prodotta anche dalla crisi demografica (per approfondire si veda qui e qui).
In Cina, finalmente, se ne sono accorti. Dopo 40 anni di sangue e di violenza alle donne e ai bambini. Ma la dittatura post comunista cinese, in nome del materialismo più radicale, non fa politica per l’uomo e continua a calpestare i diritti umani impunemente.
Il passaggio a due figli è imposto per motivi economici. E comunque il Partito Comunista al governo continua a entrare nelle camere da letto dei cinesi per decidere se e quando si possono sposare e per dare il “permesso” di fare figli.
Dice Reggie Littlejohn, presidente di Women Rights Without Frontiers: “Il Partito comunista cinese non ha improvvisamente sviluppato una coscienza o un cuore. Anche se consentirà ora a tutte le coppie di avere un secondo figlio, la Cina non ha promesso di porre fine ad aborto forzato, sterilizzazione forzata o contraccezione forzata. La coercizione è il cuore della sua politica”.
“Indipendentemente dal numero di figli consentiti, le donne che restano incinte senza permesso saranno ancora trascinate fuori dalle loro case, legate, e costretta ad abortire”.
“Inoltre, prosegue la Littlejohn, l’istituzione di una politica dei due figli non porrà fine alla discriminazione sessuale”. I nati maschi, in Cina, sono dai 160 ai 190 per ogni 100 femmine: per questo ci sono circa 37 milioni di uomini cinesi che non potranno mai sposarsi. Perciò fiorisce il traffico di donne e la schiavitù sessuale, non solo in Cina, ma anche nei Paesi vicini.
Non accontentiamoci dei proclami e della propaganda della dittatura di Pechino: cerchiamo di non abbandonare le donne della Cina, che continuano ad affrontare aborti forzati, e le bambine della Cina, che continuano ad essere soppresse prima e dopo la nascita.
La politica del figlio unico non ha bisogno di essere modificata. Ha bisogno di essere abolita.
Francesca Romana Poleggi
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