Si celebra oggi una ricorrenza sempre molto popolare ma oggetto negli ultimi anni di polemiche ideologiche: la Festa del Papà. Nella società odierna, infatti, in una fase di grave smarrimento di alcuni valori fondanti, come appunto la paternità, si riscontra allo stesso tempo una volontà di far ritorno a un concetto molto semplice - e naturale - ma allo stesso tempo anche molto attaccato e vilipeso: l’essenzialità della figura paterna e la sua complementarità con quella materna. Come testimonia anche lo psicoterapeuta e scrittore Roberto Marchesini, intervistato da Pro Vita & Famiglia, la narrazione mediatica è profondamente distante dalla vita vissuta e dalle coscienze delle persone comuni, per le quali la figura del padre è ancora percepita come fondamentale.
Vera paternità non significa patriarcato
«C’è una scissione nella società - spiega Marchesini - perché sui media, nelle chiacchiere bar, negli incontri pubblici c’è un gran parlare di patriarcato, di virilità tossica, eccetera. In stanza di terapia, invece, non si fa che parlare dell’importanza del padre, del suo ruolo in famiglia e nell’educazione, nel rapporto di grande rispetto nei confronti del proprio padre. Questo mi fa pensare che sia l’ennesimo tema ideologico: tutti a criticare il padre… degli altri, cioè un padre teorico e inesistente; e ad amare il proprio, reale. Pazienza, passerà» evidenzia l’esperto. Appare dunque fondamentale, al giorno d’oggi, riscoprire il valore della figura paterna e su questo Marchesini spiega che «forse non c’è mai stata un’epoca che abbia avuto bisogno del padre quanto la nostra. Siamo confusi, aggrediti da ogni parte, in balìa di emozioni e di una cronaca tanto incalzante quanto inutile, manipolati e controllati. Avremmo proprio bisogno di un padre, saggio, lungimirante, protettivo, sacrale che ci faccia sentire guidati e protetti. Non è un caso se l’immagine che abbiamo di nostro padre la proiettiamo sul Padre eterno: il primo è segno visibile del secondo ed è proprio questo, secondo me, che spiega l’accanimento della modernità contro il padre».
La responsabilità protettiva di un padre
C’è poi, nel parlare della figura paterna, un altro aspetto fondamentale. Ovvero l’impatto che ha, nella vita di ogni uomo che ne fa esperienza, proprio il diventare un padre e, di conseguenza, il perché molti vi rinunciano o hanno una paura, tra l’altro infondata. «Partiamo da un punto - spiega sempre Marchesini - ovvero che, come è noto, l’esperienza della paternità è quasi sempre collegata a un abbassamento significativo del livello di testosterone nell’uomo. Il testosterone, che come ogni altro ormone ha una infinità di funzioni, è soprattutto l’ormone del combattimento. Cosa significa, questo abbassamento? Che l’uomo, con la paternità, non può più essere precipitoso e avventato, deve diventare riflessivo e prudente perché ha la responsabilità del sostentamento e della protezione del proprio figlio. A questo proposito, mi viene in mente il celebre brano di Peguy che indica il padre come l’ultimo, vero avventuriero».
Padre complice, mai capo, di una madre
«Come uomo e come psicoterapueta che si è occupato e si occupa di virilità e paternità, - prosegue Marchesini - penso che tocchi all’uomo riacquisire il proprio ruolo, anche se molti suggeriscono alle donne di fare per prime “un passo indietro”. Se le donne facessero questo famoso passo indietro, l’uomo non riempirebbe il vuoto perché non è o non si reputa capace di quel ruolo. Questo è l’effetto di decenni di propaganda anti-virile». La soluzione, dunque, è quella di ribadire quanto la paternità non sia intercambiabile con la maternità - e viceversa - e non siano ma due forze in competizione. Semmai si tratta di due volti di un’unica vocazione: quella di donarsi totalmente per la vita e la crescita di un figlio. La madre e il padre non si sovrappongono né si escludono, ma si completano in un’armonia insostituibile. Un bambino ha bisogno della dolcezza e della fermezza, della tenerezza e della guida, dell’accoglienza e della protezione, dell’amore materno e paterno che si intrecciano senza mai contrapporsi. Privarlo anche solo di una di queste figure significa negargli una parte essenziale di sé e della sua crescita. È solo nella loro complementarità, nel loro essere complici e alleati, che si costruisce una famiglia solida, capace di dare sicurezza, radici profonde e speranza per il futuro.