In Cina vige ancora la legge sul controllo delle nascite che impone l’aborto forzato, la sterilizzazione obbligatoria e altri atroci abusi alle donne cinesi.
Desidero, in proposito, condividere con i lettori di ProVita una lettera che ho scritto alla rubrica del Corriere della Sera che si chiama Italians, dove Marinella Simioli aveva pubblicato, il 7 gennaio scorso, un post sul “tramonto della politica del figlio unico in Cina”.
Egr. Severgnini,
per anni ho fatto parte del direttivo della Laogai Research Foundation e ho curato l’edizione italiana del dossier di Harry Wu, Strage di Innocenti, la politica del figlio unico in Cina, edito da Guerini.
Mi permetto, quindi, qualche nota a margine al post del 7 gennaio scorso.
Andrebbe anzitutto spiegato – come premessa – che in una dittatura la legge non “serve” ai cittadini, ma ai burocrati. Contiene i comandi che il PCC dà ai suoi funzionari e che i funzionari applicano sulla popolazione secondo il loro arbitrio. Ma questo discorso è complesso e ci porta lontano. Voglio solo dire che “In Cina c’è una legge che...” non significa proprio niente per il popolo cinese.
Quanto all’approvazione, in Cina, della “legge sul secondo figlio”, bisogna chiarire una cosa fondamentale:
non è stata abrogata la legge sulla pianificazione familiare.
Ciò vuol dire che le donne cinesi per fare un qualsiasi figlio devono chiedere il permesso allo Stato (alle autorità governative locali). Anche per fare il primo figlio.
La riforma implica che le autorità locali concederanno il permesso per due figli e non per uno solo (ma la cosa succedeva già, in diverse circostanze, prima), ma sempre e solo a discrezione dell’autorità governativa.
Questo significa che la dittatura cinese continua a infilarsi nel letto dei suoi cittadini. Senza “permesso di nascita” tocca pagare multe esorbitanti. Senza permesso – e senza i soldi per pagare la multa – abusi inenarrabili: aborto forzato, sterilizzazione forzata; se la donna interessata scappa, arresto di parenti e conoscenti, distruzione di case e amenità simili.
Quanto al controllo della popolazione, chi l’ha detto che i (tanti) cinesi sono/erano troppi?
– la prosperità della Cina, dagli anni ’80 in poi è avvenuta grazie all’apertura al mercato (il “socialismo di mercato” di Deng Xiao Ping: “arricchirsi è glorioso”. Capitalismo selvaggio senza regole, con conseguente sfruttamento sino alla morte delle masse dei tantissimi lavoratori, dentro e fuori dai laogai);
– i figli, al popolo, servono e sono sempre serviti a sopperire all’assenza completa di previdenza sociale;
– dopo i 35 anni di politica di pianificazione delle nascite, è il Governo stesso che riconosce che è finita la crescita “miracolosa ” del PIL cinese: la Cina sta diventando un Paese di vecchi (è un Paese molto grande: citare i numeri in termini assoluti è fuorviante. Si guardassero le percentuali). Se non nascono i bambini, non crescono i giovani che producono il PIL. Il livello medio di ricchezza della popolazione è cresciuto, ma prima era a livelli di Africa sub Sahariana. Ora, pur essendo cresciuto, continua ad essere distribuito malissimo: i membri del Partito Comunista sono ricchi o ricchissimi, il popolo è sempre povero. I cinesi non hanno i mezzi per consumare. Se la popolazione non cresce (dato che non si arricchisce) chi fa la “domanda” che consuma “l’offerta”? La Cina è cresciuta e “resiste” con la forza delle esportazioni a basso costo, sempre sulla pelle degli schiavi o dei quasi-schiavi che sono i lavoratori cinesi... (e noi siamo in crisi nera perché non solo non abbiamo più i giovani neanche noi, ma perché abbiamo accettato supinamente la concorrenza sleale cinese e le nostre imprese hanno chiuso);
– nessuno parla dei suicidi delle donne in Cina (vittime della pianificazione familiare).
– nessuno dice che le donne cinesi devo obbligatoriamente marcare visita ogni sei mesi e dimostrare che portano la spirale anticoncezionale. Se saltano il controllo sono guai seri (multe, persecuzioni, abusi). (Il sistema dei controlli è stato organizzato anche con i soldi nostri, negli anni ’80, dall’ONU – UNFPA);
– quanto allo squilibrio maschi – femmine: c’è sempre stata la preferenza per i maschi. E anche prima degli anni ’80 a volte le bambine erano abbandonate. Ma c’era anche la convinzione che i figli fossero comunque una ricchezza (e lo erano: perché i figli aiutano i genitori, anche economicamente. Zappano, raccolgono, pascolano...!). Da quando c’è la pianificazione familiare, le bambine sono “costretti” ad ammazzarle (o abortirle): la cosa è di una gravità tale, che c’è chi propone la poliandria. Non ci sono le donne in età da marito, per i cinesi, oggi.
Per documentarsi su queste cose, è bene leggere anche fonti non prezzolate da Pechino, ma vicine ai dissidenti... come WRWF, China Aid, asianews e ovviamente e soprattutto la LRF.
Francesca Romana Poleggi