La cultura della morte ha subito una sonora sconfitta in Portogallo: la legge sull’aborto è stata riformata in senso più favorevole alla vita, alla maternità e alla paternità, grazie ad una iniziativa popolare.
L’avvocato Antonio Pinheiro Torres, vice presidente dalla Federazione Portoghese Per la Vita ci ha dato la bella notizia.
I cittadini portoghesi, tra l’ottobre 2014 e il febbraio 2015 hanno raccolto 48.000 firme (ne bastavano 35.000), hanno soddisfatto gli altri adempimenti previsti dalla legge e hanno costretto un Parlamento molto riluttante a modificare in senso restrittivo la legge sull’aborto: partiti sia di centro destra che di sinistra hanno cercato in ogni modo di fare ostruzionismo e il dibattito è stato serrato, i tentativi di insabbiamento clamorosi. Ma il fronte della Vita, ha prevalso.
Le associazioni prolife hanno potuto contare sull’appoggio della Conferenza Episcopale Portoghese, di 40 giuristi importanti, personalità accademiche molto celebri, dell’8% dei Sindaci, della chiesa evangelica e di alcuni politici di centro destra.
Determinante è stato anche il contributo mediatico di una nota emittente cattolica, Radio Renascença.
E’ la terza volta che il Portogallo usa questo strumento di democrazia diretta e il numero di firme raccolto è stato il più grande in assoluto.
Il 22 luglio una buona parte della proposta di legge d’iniziativa popolare è stata finalmente approvata dal Parlamento e la scorsa settimana promulgata dal Presidente della Repubblica.
Il Governo ora ha 90 giorni di tempo per adeguare le strutture amministrative alle disposizioni di legge e rendere quindi effettività alle norme emanate.
Alcune norme sono immediatamente applicabili: per esempio è stato abolito il registro degli obiettori di coscienza (che ricordava le antiche liste di proscrizione: venivano schedati e subivano ingiuste discriminazioni professionali e amministrative) e ora questi medici sono liberi di svolgere attività di consulenza (tipo consultorio) alle madri in difficoltà.
Il “Decreto N.º 431-XII 22-07-2015” dice che la maternità e la paternità sono valori sociali fondamentali, e protegge sia la donna che l’uomo (interessante che la legge finalmente contempli la figura paterna: forse che il figlio è anche del padre?!) da qualsiasi pressione o deminutio a motivo dei figli.
Alle donne che chiedono l’aborto vanno offerte informazioni chiare, scritte e verbali, sui sostegni sociali esistenti e sulle “indennità genitoriali” cui hanno diritto per la gravidanza e il parto. Al sostegno pubblico può aggiungersi l’aiuto spontaneo dei privati.
Deve anche essere comunicato alla madre (e al padre, se presente) il valore della Vita e della cura del nascituro.
Prima dell’aborto, durante un periodo di riflessione, i genitori devono essere accompagnati da consulenti, psicologi e la consulenza di questi è obbligatoria.
Quindi, l’aborto resta libero e legale. Ma la legge approvata comunica certamente una visione del valore della Vita che prima era stato oscurato e, con la informazione e la consulenza – se realizzati propriamente – si potranno certo salvare molti bambini e molte madri.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’