15/07/2016

Aborto: in Cile si firma per il diritto alla vita

Il Cile sta depenalizzando l’aborto in tre casi : malformazione del bambino, pericolo di vita per la madre e stupro.

È facile “profetizzare” che questo è solo il primo passo verso la totale legalizzazione dell’omicidio dei nascituri, senza alcun limite. Obiettivo ultimo da raggiungere per far entrare il Paese nel mondo “moderno” e “civile”, come chiede la presidente socialista Michelle Bachelet.

Fortunatamente – e lo abbiamo già vistomigliaia di persone sono scese in piazza a difesa del diritto alla vita, sin dal concepimento. Le ultime manifestazioni sono dello scorso fine settimana. L’attività del mondo pro vida cileno continua senza paura e senza scoraggiamento.

Apprendiamo da Actuall che la piattaforma Yo firmo por la Vida ha avviato una grande campagna di raccolta firme per chiedere al governo di ritirare la legge abortista. Si punta al milione di sottoscrizioni e per l’occasione è stato lanciato un video in cui si svelano in maniera cristallina tutte le contraddizioni insite nelle argomentazioni addotte dai sostenitori dell’aborto.

Riportiamo sinteticamente alcune delle principali osservazioni (il video è in spagnolo).

Si dice che sì, la donna è libera di gestire il proprio corpo e la propria vita come vuole. Ma quando ha un bambino in grembo la situazione cambia, perché non si tratta di un grumo di cellule o di un’escrescenza che si può tenere o eliminare a piacimento: si tratta di un altro essere umano, con tutti i diritti dovuti alla dignità della persona. Gli abortisti, invece, per giustificare il loro sostegno all’omicidio, continuano a mentire sostenendo che il nascituro non è altro che una “cosa”. aborto_Cile

La ragazza del video fa anche il paragone tra chi affermava che gli schiavi o i neri o gli ebrei non erano persone o comunque erano inferiori e quanti oggi sostengono lo stesso relativamente ai nascituri. E nota poi la profonda contraddizione della legge cilena. Se l’autodeterminazione della donna è un valore e se il bambino è un oggetto, perché si può abortire solo in tre casi “limitati”? Perché non è possibile farlo sempre? 

Inoltre, come si può affermare che eliminare il proprio figlio malato significa fargli un “favore”, perché gli si risparmia la sofferenza? Massacrarlo con l’aborto è forse l’equivalente di qualche minuto o qualche ora o qualche giorno di coccole tra le braccia della mamma?

Il ragionamento svolto è assolutamente a-partitico e a-confessionale. Semplicemente è dettato dal buon senso comune e dalla logica. 

Insomma, l’aborto non è mai la soluzione, né per la donna, né, ovviamente per il bambino. Uccidere deliberatamente un innocente è e resterà sempre un crimine, in ogni caso.

Redazione


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