La legalizzazione dell’aborto è sottesa da una mentalità davvero discriminatoria e razzista: sei povero? Abortisci! Ma poi povero resti.
A ragionarci su senza pregiudizi ideologici, è facile capire che l’aborto legale serve a deresponsabilizzare la società, che invece di mettere in moto cura e protezione per chi ha problemi (economici) a portare a termine una gravidanza, offre l’aborto facile e lascia la madre con gli stessi problemi di prima e in più un figlio morto sulla coscienza.
In Argentina, in questi giorni, si è acceso il dibattito sulla proposta di liberalizzare l’aborto che per ora è legale solo in casi eccezionali.
E sono intervenuti nel dibattito i sacerdoti che operano nelle villas miserias, le periferie più povere di Buenos Aires.
Scrive Vatican News: «“L’esecutivo ha autorizzato il dibattito in Parlamento sulla depenalizzazione dell’aborto. Si tratta di una questione che non era prevista nel suo programma elettorale. Il governo che lo ha preceduto non solo non ha propiziato questo dibattito, ma ha anche protetto le donne incinte attraverso la cosiddetta Asignación Universal por Hijo e quella misura ha rappresentato un gesto concreto di una politica pubblica in favore della vita”. È quanto si legge all’inizio del documento firmato ieri dall’equipe dei cosiddetti curas villeros, i sacerdoti delle Villas de Emergencia della capitale argentina e della provincia di Buenos Aires, intitolato “Insieme ai poveri abbracciamo la vita”. Il documento è firmato da due vescovi, mons. Gustavo Carrara, ausiliare di Buenos Aires e vicario per la Pastorale nelle villas dell’arcidiocesi, e mons. Jorge García Cuerva, ausiliare di Lomas de Zamora; da numerosi sacerdoti, a partire da padre José Maria “Pepe” Di Paola (che ha guidato la pastorale per le villas creata da Bergoglio fin dal 2009); religiosi e religiose di diverse congregazioni».
Ma la cosa più interessante che hanno scritto queste persone che vivono tra i poveri e operano tra i poveri è che da loro, dai villeros, hanno imparato ad amare e prendersi cura della vita: «È stata la cultura popolare – affermano i firmatari del documento – a mostrarci una modalità concreta di scegliere la vita”. “Molte volte – si legge ancora nella nota – quando lo Stato non riesce ad arrivare, quando la società guarda dall’altra parte, la donna sola o immersa nella marginalità trova nelle reti di amore che nascono in questi quartieri l’aiuto e la speranza, per lei e per i suoi figli».
Anzi, secondo loro non è giusto che la legge impedisca l’adozione a chi è considerato povero...
«Quel che bisogna fare nei nostri quartieri è lottare contro la povertà con chiara determinazione. Non abbiamo bisogno di più morti», conclude il documento.
Chissà. Forse può darsi che i soldi non siano tutto, nella vita...
Redazione
Foto: Villa 31, Buenos Aires (fonte Wikipedia)
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto