Aborto in caso di stupro? La testimonianza di Mary Rathke su LifeNews.com, dovrebbe essere letta da tutti quelli che con fermezza e sicumera rispondono positivamente alla domanda se si giusto abortire in caso di stupro.
Mary racconta che è nata in un ospedale psichiatrico; la madre, una schizofrenica, era rimasta incinta a seguito di violenza carnale. Ursula e Zara Hunter si sono presi cura della donna e della bambina finché non hanno potuto adottare legalmente Mary. Questa li considera i suoi “veri” genitori, a cui deve tutto, tranne che la vita: la vita gliela ha data sua madre. E’ uno strazio leggere dei tentativi di intessere un rapporto con quella donna in quelle condizioni. Ed è ancor più toccante leggere la rivendicazione quasi disperata del diritto a vivere della giovane donna. Non vuole accettare l’idea che molti pensano che avrebbe dovuto essere abortita: eliminata, ammazzata, pur non avendo commesso alcuna colpa.
Anzi, l’aborto aggiunge violenza alla violenza, e Mary conosce bene le donne che – nonostante lo stupro – se ne sono pentite amaramente: l’aborto non cancella il trauma, ma lo raddoppia.
Ora Mary è un’attivista pro life che lavora per diverse realtà associative, tra cui Save the One .
Ora scrive: “Mia madre è stata violentata e perciò – secondo molti – io sono figlia di un violentatore. Invece mia madre e tutte le madri che hanno subito violenza sanno benissimo che il loro bambino è il loro bambino, non il figlio dello stupratore“.
Francesca Romana Poleggi