In Francia l’ aborto è sacro e inviolabile (i bambini, evidentemente no).
Del trionfo della cultura della morte, oltralpe, abbiamo già parlato, diverse volte.
Abbiamo detto anche dell’ipocrita introduzione dell’eutanasia legale: mascherata da “sedazione” terminale, sorvolando sul fatto che viene tolto cibo e idratazione al paziente.
Da ultimo, per quanto riguarda l’aborto, la legge ha eliminato il periodo di riflessione di 7 giorni, necessario per procedere all’intervento, dopo aver ottenuto il certificato.
Leone Grotti, su Tempi, nota che permane, invece, la necessità di riflettere 15 giorni prima di potersi sottoporre a interventi di chirurgia plastica. “Il «diritto all’aborto» è stato innalzato su un altare come se fosse un dogma religioso”.
Non bisogna obbligare la madre ad attendere: l’obbligo di riflessione «stigmatizza la donna». Invece per le operazioni di chirurgia plastica , «la riflessione (di 15 giorni) è essenziale perché non bisogna mai essere precipitosi».
Spiega Grotti: “Questo periodo di riflessione è stato previsto dal legislatore francese perché è stata riconosciuta la delicatezza di un intervento che va a toccare e modificare qualcosa di importante come «l’apparenza corporea di una persona». Nessuno infatti ha chiesto l’abolizione della riflessione per la chirurgia estetica all’interno della nuova legge sulla Sanità. Se i bambini fossero importanti tanto quanto «l’apparenza corporea» degli adulti, tanto quanto un seno rifatto, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente”.
Redazione