09/07/2021

Aborto, Lgbt e gender. Quo Vadis Südtirol?

Dici Alto Adige e ti viene in mente un paese fatato, contornato dalle montagne più belle del mondo, dove tutto funziona e il tempo sembra essersi fermato. Promosso da forze esterne, è però iniziato da anni un magma sotterraneo che lentamente, a passo di alpino, è emerso alla superficie e intacca lo spirito e le membra della bella provincia. Le tradizioni resistono nonostante l’avanzare di una mentalità anti-identitaria. Molto è cambiato nella visione della vita. Basta sfogliare la stampa e si nota subito che, come peraltro avviene nella vicina Austria, i valori che hanno forgiato queste terre sono in parte un pallido ricordo.

Partiamo dalla vita nascente. Il tasso di natalità della provincia è pari a 9,9 nati vivi ogni 1.000 abitanti (dato del 2019), tuttora il più alto d’Italia, dove la media è di 7,2 nati vivi ogni 1.000 abitanti. La Provincia è generosa nell’elargire assegni di sostegno ai genitori e in favore della natalità. Parallelamente però, nel 2020, le interruzioni volontarie di gravidanza in provincia di Bolzano sono state 532, il 2,9% in più rispetto all’anno precedente. Raramente vengono rispettati e applicati i primi 5 articoli della legge 194, volti alla protezione della gravidanza e all’approfondimento delle ragioni del ricorso all’aborto. Sui media piuttosto ci si lamenta del numero troppo elevato di obiettori di coscienza. Il ricorso ai metodi contraccettivi vede l’Alto Adige al quinto posto nella classifica nazionale, capeggiata (manco a dirlo) dalle rosse Emilia-Romagna e Toscana. Sempre più spesso le mamme regalano alla figlia la pillola contraccettiva per il diciottesimo, talvolta anche sedicesimo compleanno. Per contrastare questa tendenza Pro Vita & Famiglia ha recentemente lanciato una campagna con l’affissione di manifesti alle fermate degli autobus a Bolzano e in altre città altoatesine. Nonostante il suo costante impegno su questo e altri fronti, affiancato da altre organizzazioni a difesa della vita, come Movimento per la Vita e Bewegung für das Leben, ben poco risalto viene dato loro.

Insieme a questi fenomeni va diffondendosi a macchia d’olio la cosiddetta cultura gender, così come accade in tutta Italia. La Provincia finanzia corsi e giornate per la diffusione di questa ideologia; la giunta, nella seduta del 29 ottobre 2019 e su esplicita richiesta del governatore Arno Kompatscher, ha votato l’adesione alla Rete RE.A.DY, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Furbescamente si era tentato di spacciarla per adesione “simbolica” ma il presidente Kompatscher si è affrettato a smentire il suo Vicepresidente nonché Assessore a Scuola e Cultura italiana, Giuliano Vettorato della Lega, che sosteneva questo, insieme al proposito di non organizzare manifestazioni e attività pro-gender.

Teoria gender che, come ben sappiamo, non solo vorrebbe entrare – e già lo fa abbondantemente – all’interno dello scuole, ma pone tutta una serie di rischi di abusi all’interno del mondo carcerario e in quello dello sport. Pericoli che in Italia sono rappresentati dal ddl Zan attualmente in discussione in Senato e che potrebbero diventare reali proprio come già avviene all’estero e come i seguenti esempi bene rappresentano. Basti pensare, infatti, alla vicenda di Karen White, maschio di 52 anni che si identifica come donna incarcerato in una struttura per donne e che ha abusato sessualmente di due detenute donne. Oppure il caso di Boyd Burton, divenuto Fallon Fox "campionessa" di arti marziali, trans, che finora ha combattuto come donna e ha dichiarato di aver fratturato con gioia il cranio di una sua avversaria.

Il Comune di Bolzano, inoltre, permette nelle scuole iniziative e la diffusione di materiale informativo delle organizzazioni LGBTQ, mentre già nel 2015, con una delibera della Giunta Comunale, la n. 68 del 18 febbraio, aveva fatto da apripista, seguita poi dai Comuni di Merano e Appiano. Lo stesso Comune, come se non bastasse, finanzia l’organizzazione omo-bi-transessualista Centaurus-Arcigay che, come riportato da questo quotidiano l’8 aprile scorso, ha percepito dall’ente pubblico 8.000 euro di contributi per l’anno 2021, il doppio dei 4.000 euro elargiti all’AIDO, l’associazione dei donatori di organi, all’AIL che sostiene chi è affetto da leucemie, linfomi e mielomi e al Verband Ariadne per l’aiuto ai malati psichici. Ai contributi hanno votato contro solo gli esponenti di FdI e il consigliere della Lega Roberto Selle.

Tutto questo quando l’ex candidato civico alla carica di Sindaco, sostenuto dall’opposizione di centro-destra, Roberto Zanin, aveva assicurato il suo pieno sostegno alle cause dei pro-life. Peraltro, per restare nel campo della politica, c’è da segnalare la vera e propria metamorfosi del partito di raccolta, la SVP. Da partito conservatore e di ispirazione cattolica è diventato il perfetto interprete e sostenitore del mainstream. Prova ne è che la Senatrice Julia Unterberger, sfegatata sostenitrice del ddl Zan, è diventata l’alter ego altoatesina della collega Cirinnà, paladina di tutte le cause del mondo LBGT.

Anche sul fronte dell’aiuto ai disabili non si sono fatti grandi passi avanti. Le famiglie dei ragazzi affetti da autismo ma anche gli anziani colpiti da patologie neurologiche non sono sufficientemente sostenuti. Unica lodevole eccezione è costituita dall’operato dell’Assessore Provinciale all’ Edilizia, il leghista Massimo Bessone. Nel solo 2020 ha varato importanti opere come la progettazione di una struttura per persone affette da autismo grave a Brunico, ha fatto approvare la cessione gratuita alla Comunità di Egna di sette vani per persone disabili, insieme a tante altre iniziative di sostegno all’educazione scolastica e alla ripartenza dell’economia dopo le chiusure dovute alla pandemia.

Insieme ad alcune luci, dunque, gravano le tenebre che cercano di attenuare il bagliore dei fuochi che, grazie agli epigoni dell’eroe della val Passiria, divampano ancora nella notte di Herz Jesu.

 

di Francesco Avanzini – Referente Pro Vita & Famiglia Alto Adige

articolo già pubblicato su LaVoceDiBolzano.it

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