Promuovere l’aborto nel mondo ed imporne l’introduzione ai Paesi poveri in cambio di aiuti economici è una delle priorità della politica internazionale.
A pensarla così è Hillary Clinton. Purtroppo non è una novità.
LifeSiteNews riporta l’ennesimo intervento fatto sul tema dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
L’occasione per ribadire la sua posizione questa volta è stato un grande congresso sui “diritti” delle donne tenutosi in Danimarca due settimane fa. Tra i partecipanti ed organizzatori dell’evento, vanno segnalate alcune delle organizzazioni mondiali più mortifere, come Planned Parenthood (legata alla Clinton a filo doppio), il Center for Reproductive Rights, la Bill and Melinda Gates Foundation, la Mary Stopes International e il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA).
Nel suo messaggio, la Clinton ha espresso il proprio sostegno ai partecipanti dichiarando espressamente che l’aborto (mascherato sotto l’espressione di “salute riproduttiva”) è un diritto delle donne e che le Nazioni Unite devono impegnarsi ancor di più di quanto non stiano già facendo per garantirlo in tutto il mondo (anche con l’imposizione ed il ricatto, metodi ora sposati anche dall’Italia). L’ex Segretario di Stato americano ha invitato a continuare la lotta per rompere tutte quelle barriere ancora esistenti che impediscono alle donne di essere pienamente libere.
Insomma, è con l’aborto che si deve combattere la povertà, ottemperando così agli obiettivi per uno sviluppo sostenibile elaborati dall’Onu: l’uguaglianza di “genere”, compresi i diritti sessuali e riproduttivi, sono quindi la priorità.
La Clinton, da first lady, aveva chiesto alle Nazioni Unite di riconoscere l’aborto come diritto umano già alla Conferenza internazionale su sviluppo e popolazione del 1994 e in quella sulle donne di Pechino nel 1995.
La sua adesione totale alla “cultura della morte” è di lunga data e sempre stata confermata dai fatti. Già da senatrice dello Stato di New York si era battuta a favore dell’aborto a nascita parziale, si era opposta all’Unborn Victims of Violence Act (norma che riconosceva al feto lo stato di vittima in caso di violenza) ed anche alla necessità di avvisare i genitori di una minorenne che fosse andata ad abortire nel territorio di un altro Stato federale. Infine, ha sempre sostenuto la ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Per la front-runner democratica alla Casa Bianca, grande ammiratrice, per sua stessa ammissione, di Margaret Sanger, ogni restrizione all’aborto ostacola il progresso umano, mentre ogni tentativo di migliorare i diritti e la condizione di vita delle donne passa da un maggiore accesso alle pratiche abortive e contraccettive.
Ora, se è vero che il repubblicano Donald Trump è molto ambiguo e poco affidabile sui temi etici, il pensiero di Hillary Clinton è invece tragicamente chiaro e netto. La presidenza in mano ai democratici sarebbe quindi una catastrofe sicura.
Federico Catani
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