Gli slogan dei sostenitori dell’aborto anglofoni, predicano il diritto di uccidere i bambini in grembo in modo ‘safe’ and legal, cioè ‘sicuro’ e legale.
E quel ‘sicuro’ sta lì a ricordare la tiritera a proposito dell’aborto clandestino che uccide “centinaia di milioni di donne” (le balle in proposito che venivano strombazzate negli anni ’70 erano incredibili, sia in Italia che all’estero: davano un numero di donne morte per aborto clandestino che superava di gran lunga il numero totale di donne morte per qualsiasi ragione, nel tempo considerato).
Insomma, dicono che solo l’aborto legale è ‘sicuro’: serve alla ‘salute delle donne’.
Il fatto, invece, che l’aborto sia comunque estremamente pericoloso, proprio per la salute femminile, ovviamente, non viene mai messo detto da nessuno. Anzi, il ‘diritto’ di abortire, non solo prevale sul diritto alla vita del bambino, non solo prevale sul diritto alla paternità dell’uomo (che anche se volesse non può impedire neanche alla moglie di abortire), ma prevale persino sul diritto al consenso informato della donna stessa e quindi sul suo vero e sostanziale diritto alla salute.
E’ vietato prospettare alle donne interessate all’aborto le conseguenze cui possono andare incontro e la relativa probabilità di incidenza delle stesse. E’ vietato scriverne.
Dal punto di vista psicologico, la ‘sindrome post aborto’ – dicono quelli che ‘si battono’ per la salute delle donne – è una ‘invenzione dei preti’; dal punto di vista fisico la comunità scientifica censura sistematicamente quelli che studiano e scrivono del link ABC (Abortion Breast Cancer), e delle altre conseguenze – incidenti? – che si verificano più o meno frequentemente (anche qui in Italia).
Noi ne abbiamo scritto a più riprese.
Oggi, purtroppo, la lista delle vittime dell’aborto ‘safe and legal‘ si allunga di un nome: Aisha Chithira, 32 anni, è morta a Londra, in una clinica “Marie Stopes”, l’organizzazione britannica omologa della Planned Parenthood americana. Era incinta da 20 settimane. L’aborto le ha provocato una grave emorragia (uno degli effetti collaterali che nessuno dice) che ha determinato un attacco di cuore e la morte (si veda la notizia su LifeNews).
Il medico e l’infermiera presenti sono stati prosciolti da ogni accusa e da ogni colpa. Non c’è stata quindi negligenza da parte loro. Non è stata malasanità.
E’ proprio l’aborto che ammazza le donne.
Francesca Romana Poleggi
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