“Un’interpretazione evolutiva” della legge, consente al tribunale dei minori di Roma l’ennesimo abuso e arbitrio per sdoganare le adozioni gay.
Hanno anche inventato il modo “neolinguistico” per chiamarlo, l’abuso e l’arbitrio: “interpretazione evolutiva”, appunto.
A due donne lesbiche, infatti, è stato permesso di adottare l’una la figlia dell’altra.
Abbiamo quindi due bambini con due mamme e senza alcun papà (ma non saranno sorelle tra di loro. Ma come? sono “figlie” delle stesse madri, ma non sono sorelle? Qualcosa non quadra!).
Il papà non c’è, non perché il papà sia morto o scappato. In questo caso, per quanto doloroso, le bambine avrebbero un lutto da elaborare, una crisi superabile da superare.
No. A quelle bambine è negata radicalmente l’idea del padre. Hanno due madri (che è una menzogna) e nessun padre: devono essere contente e felici così. Non devono e non possono sentirne la mancanza, perché non c’è e non c’è mai stato.
Altri bambini hanno un padre. Un padre che è diverso da una madre perché fa, dice, insegna, racconta, pensa cose diverse da una madre.
Due madri o cento madri non faranno mai un padre. Ma quelle bambine non hanno il diritto di sentire la mancanza del papà. Quelle bambine, quando sentiranno la mancanza del papà, saranno devastate dal senso di colpa...
Quale amore materno può generare un figlio rischiando di infierirgli un dolore così intimo e profondo?
Resta la speranza che la Corte di Cassazione annulli l’orrida sentenza: se non altro perché i giudici, ancora oggi, in Italia, non hanno il potere di fare “interpretazioni evolutive” arbitrarie: dovrebbero essere soggetti alla legge.
Redazione