Il ddl Cirinnà equipara le unioni omosessuali al matrimonio e, con l’istituto della stepchild adoption, apre la porta alle adozioni gay e all’utero in affitto.
Il presidente del Consiglio Renzi sembra deciso a tirare diritto, senza modificare alcunché, così come la senatrice Cirinnà, prima firmataria del disegno di legge. Ma non tutti nel Pd e nei partiti che sostengono il Governo sono d’accordo. Anzi, l’opposizione cresce.
I giornali riferiscono infatti che l’iter parlamentare che dovrebbe portare all’approvazione di matrimonio e adozioni gay in Italia è tutt’altro che in discesa. Anche perché al Senato la maggioranza è risicata.
Scontrandosi con la linea del partito, una trentina di senatori del Pd (i cosiddetti cattodem) sarebbero pronti a presentare un emendamento per trasformare in affido l’adozione del figliastro. I loro volti sono stati pubblicati dal sito Gay.it a mo’ di liste di proscrizione, quelle emanate da Lucio Cornelio Silla nell’antica Roma. E che aiuta a farci capire quale aria si respira nel mondo Lgbt.
Ai dissidenti del Pd si sono aggiunti i parlamentari del gruppo di Democrazia Solidale –Centro Democratico, che hanno mostrato soddisfazione per il fatto che «il dibattito non sia più a senso unico e che una riflessione critica, su una materia così delicata e rilevante, venga anche dall’interno del Pd e da quei parlamentari che hanno espresso profonde riserve sul testo attuale del ddl Cirinnà».
In una nota molto chiara e netta, i deputati Gian Luigi Gigli, Lorenzo Dellai, Gaetano Piepoli, Mario Sberna, Maurizio Baradello, Fucsia Nissoli Fitzgerald, Federico Fauttilli, Roberto Capelli, Milena Santerini, Mario Caruso, Bruno Tabacci e Mario Marazziti, sottolineano come «il tema della famiglia non abbia una valenza confessionale, ma una grande portata sociale e coinvolga tutti coloro che hanno a cuore i fondamenti e la tenuta della nostra comunità civile». «Riteniamo un errore politico – continuano –, anche in termini di consensi, che le forze di centro-sinistra si lascino trascinare in una deriva radicale, a cui il nostro popolo è istintivamente contrario. Ma se anche tutti i sondaggi non fossero attendibili e fosse elettoralmente conveniente cavalcare l’onda radicale, riterremmo erroneo affrontare questo argomento a partire dalla prospettiva dei diritti individuali e non da un’ottica di tipo sociale e comunitario e da uno sguardo premuroso sui diritti veri dei bambini».
«Da parte nostra – conclude la nota – ribadiamo che non è sufficiente lo stralcio dell’adozione da parte del partner dell’unione omosessuale, ma che è necessario riformulare gli articoli 2, 3, 4 e 6 del provvedimento, in modo da evitare, all’interno dei codici, delle norme e dei regolamenti, qualunque equiparazione del termine matrimonio a unione civile omosessuale e del termine coniuge a partner dell’unione. Si tratta di evitare linguaggio e riferimenti che, implicitamente o con riferimenti giuridici, rischiano di riaffermare un’idea di matrimonio e di famiglia che non sono nel nostro ordinamento costituzionale e che rischiano di delegittimare l’istituto familiare. L’impostazione e il percorso del ddl Cirinnà sono profondamente sbagliati ed è necessario mettere mano a una altrettanto profonda opera di riscrittura, anche se da parte nostra avremmo preferito un provvedimento sulle convivenze a impostazione solidaristica e non solo su base sessuale. Da forza che concorre lealmente alla maggioranza di governo, invitiamo pertanto il Presidente del Consiglio, anche nella sua veste di segretario del maggiore partito della coalizione, a tenere in debito conto le nostre preoccupazioni e le riserve espresse nel documento sottoscritto dai parlamentari Pd».
La maggioranza è in subbuglio e, se è vero che alcuni senatori di Forza Italia si schiereranno col Governo nonostante l’opposizione di Berlusconi, è anche plausibile che alcuni del Movimento 5 Stelle possano invece schierarsi contro il ddl Cirinnà. La battaglia è tutta da giocare. Vedremo se i dissidenti nel Pd avranno poi effettivamente il coraggio di votare contro.
Dal canto nostro, di fronte a tanti equivoci ed ambiguità, ribadiamo che il problema non è solo la stepchild adoption, la cui soluzione peraltro non sta nell’affido (soluzione illegittima con il solito maquillage linguistico: l’affido è un’altra cosa...).
Il problema sono le unioni civili in quanto tali. Approvate queste, anche fossero le più soft che si possa immaginare (arrivati a questo punto, è pura fantasia), prima o poi arriverà il matrimonio e l’adozione. È sempre andata così, in tutti gli altri Paesi.
Chiediamo pertanto il ritiro totale, senza se e senza ma, dell’intero progetto di legge. Ogni compromesso sarebbe già un cedimento inaccettabile. L’unica posizione giusta è non legiferare proprio. E per questo il 30 gennaio saremo tutti al Family Day.
Federico Catani