“Viene legittimo chiedersi perché tale spesa, per una prestazione non indispensabile bensì fortemente voluttuaria, debba essere a carico di tutti, anche di chi è per la vita e per principio o per fede è decisamente contrario all’aborto, mentre contribuendo ad essa si sentirebbe complice sebbene involontario di un vero e proprio omicidio, all’interno di quella che è la ‘congiura contro la vita’, come ebbe a dire Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae. Con il denaro sprecato per le interruzioni di gravidanza si potrebbe invece incentivare l’aspetto preventivo, se non altro aiutando le gravide in difficoltà, proprio in nome dell’importanza del ‘valore sociale della maternità’ e dell’inderogabile ‘tutela della vita umana fin dal suo inizio’ come previsto dalla stessa Legge 194/78 all’articolo 1”.
Lo ha detto Filippo Maria Boscia, già direttore della Cattedra di Fisiopatologia della riproduzione umana all’Università di Bari, consulente di ostetricia e ginecologia presso l’ospedale Santa Maria-Gmv di Bari, e presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, in occasione della presentazione a Roma del primo Rapporto sui costi di applicazione della legge 194.
Fonte: Agenzia Dire