Ieri, lunedì 14 maggio, si è svolto nella cattedrale di Liverpool il funerale del piccolo Alfie Evans, salito al cielo lo scorso 28 aprile.
Il rito si è svolto in forma privata, alla presenza di circa 130 persone, ma il “popolo di Alfie”, il popolo che ha seguito con apprensione la sua vicenda e che – proprio grazie a questo bimbetto di neanche due anni – ha aperto gli occhi su una realtà censurata e ha avuto un sussulto di coscienza, non ha mancato l’appuntamento: sono stati infatti a centinaia le persone che hanno applaudito e gettato fiori sulle macchine del corteo funebre diretto alla cattedrale.
Come riporta la giornalista Benedetta Frigerio in un articolo odierno, a dominare sull’immenso dolore sono comunque la speranza e l’amore: «Nel grande strazio dovuto all’ingiustizia subita da uno Stato padrone che uccide i suoi figli più bisognosi con ferocia e presunzione, la famiglia di Alfie non è disperata. Numerosa e unita, resta compatta. Sa perfino sorridere, abbracciare, ringraziare, come ha sempre fatto, tutti coloro che hanno combattuto la buona battaglia. Una battaglia che continua. Che si vuole continuare, tanto che nonostante il silenzio e le parole di circostanza di una Chiesa inglese che si é messa dalla parte dei potenti, alla fine del funerale i familiari leggono delle lettere, in cui ripercorrono la lotta di Alfie, in cui si dice tra l’altro: Alfie, “ci hai uniti dietro a te, sei un’eroe nazionale”».
La vita di Alfie non è stata «inutile» e i frutti del suo martirio sono evidenti, e altri ce ne saranno. L’importante, per ognuno di noi, è di non cedere all’abitudine, di non cadere nel compromesso, di non farsi inghiottire dall’indifferenza: il mondo sta prendendo una brutta piega, è vero, ma non è a questo che bisogna fermarsi. La vita vince sulla morte e «omnia vincit amor». Alfie ce lo ha dimostrato e continuerà a farlo: Alfie ha già vinto.
Redazione