«Facciamo nostre le preoccupazioni espresse dalla Società Psicoanalitica italiana e indirizzate alla premier Meloni sull’uso di farmaci bloccanti della pubertà. (QUI la lettera integrale). E’ fondamentale trattare l’argomento con la complessità e la delicatezza che merita, soprattutto considerando le controindicazioni che hanno i trattamenti che vogliono provocare un arresto dello sviluppo puberale in ragazzi a cui è stata diagnostica la “disforia di genere”. Sono infatti decine i casi drammatici che ci arrivano dall’estero, dei cosiddetti “detransitioner”, giovani che hanno portato avanti queste procedure e che si sono poi pentiti e che ora si trovano nel dramma di non poter più tornare indietro, con conseguenze quindi irreversibili dal punto di vista fisico e psicologico. Ci auguriamo che l’allarme di una realtà così specializzata come la Spi faccia riflettere soprattutto i presidi delle scuole italiane, che troppo spesso adottano la cosiddetta “Carriera Alias”, che permette addirittura una transizione sociale soltanto sull’auto-percezione di se stessi, rischiando di convincere i più giovani che si può cambiare se si pensa di essere “nel corpo sbagliato”, magari sulla base di mode o debolezze passeggere. La comunità scientifica italiana - e internazionale - si è detta più volte scettica o addirittura contraria a questa vera e propria sperimentazione con i farmaci che va immediatamente interrotta. Come è accaduto nel Regno Unito con la chiusura della Tavistock, la clinica specializzata per la riattribuzione di genere dei minori, e il conseguente avvio delle indagini commissionate dal Ministro della Salute britannico Sajid Javid. In ballo c’è la vita dei nostri figli!». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia.
16/01/2023 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia
Allarme della Spi su bloccanti pubertà sia da monito per Carriera Alias
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