Il fatto che il politicamente corretto ultimamente stia tentennando - e, insieme ad esso, anche la cultura woke e, in parte, l’Agenda Lgbt - inizia ad avvertirsi anche in seno alle Nazioni Unite. E’ dei giorni scorsi, a tal proposito, la presentazione di un documento congiunto riguardante la protezione dei bambini dall’ideologia gender. Una dichiarazione depositata e firmata da 71 organizzazioni da tutti e cinque i continenti – parte delle quali accreditate proprio presso l’Onu – tutte fortemente motivate a far valere i principi della libertà d’educazione e dei diritti dei minori. L’organismo promotore dell’iniziativa è Alliance Defending Freedom (Adf) e tra i soggetti firmatari figura anche Pro Vita & Famiglia
La Dichiarazione
«In quanto membri più vulnerabili della società, i bambini meritano cure, protezione e sostegno incrollabili», si legge nel testo depositato all’Onu in occasione della 58esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani. «È nostra responsabilità collettiva creare un ambiente che consenta il loro pieno sviluppo, salvaguardando al contempo la loro integrità mentale e fisica. Eppure, oggi, in molti Paesi», denunciano le 71 associazioni firmatarie, «l’influenza pervasiva dell’ideologia di genere mina questo imperativo. Con il pretesto di promuovere diversità e inclusione, ai bambini in fasi critiche dello sviluppo viene insegnato che potrebbero essere nati nel corpo sbagliato, instillando confusione e disagio emotivo invece di autostima e accettazione».
No alle istituzioni educative che facilitano la transizione
La dichiarazione punta il dito in modo particolare sulle istituzioni educative che facilitano la «transizione di genere» dei bambini o si impegnano attivamente per essa, spesso «senza il consenso o la conoscenza dei genitori». Inoltre, in nome della «cura di affermazione di genere», i bambini vulnerabili che provano disagio con i loro corpi vengono «spinti verso un percorso irreversibile di medicalizzazione per tutta la vita», viene ricordato nel documento. «In base a standard di cura ampiamente screditati - si legge ancora - «vengono eseguite procedure di mutilazione chimica e persino chirurgica senza riguardo per le condizioni psicologiche sottostanti e i rischi documentati a lungo termine. Nel frattempo, i genitori preoccupati vengono ingannati, ricattati emotivamente per acconsentire o addirittura esclusi da queste decisioni che cambiano la vita».
Minori e Gender: un abuso da recidere
Rivolti al presidente del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, i firmatari lanciano un appello: «Questo Consiglio non può più rimanere in silenzio mentre questi abusi atroci persistono! Una società che espone i bambini a danni irreparabili, da un lato priva i genitori del loro legittimo ruolo, dall’altro non agisce nel migliore interesse dei bambini». Da qui l’esortazione finale a tutti i governi nazionali e alle Nazioni Unite a «porre fine immediatamente a questo programma radicale e a dare priorità a cure etiche e basate sulle prove rispetto a un’ideologia velenosa. Il futuro dei nostri figli non richiede niente di meno». La dichiarazione «afferma un principio fondamentale: ogni bambino ha il diritto inviolabile di crescere nel pieno rispetto della propria integrità corporea. È un dovere morale e giuridico proteggere i minori da interventi che compromettono in modo irreversibile la loro salute mentale e fisica», come spiega ai microfoni di Pro Vita & Famiglia onlus Giorgio Mazzoli il direttore dell’UN Advocacy di ADF International, ovvero colui che guida le azioni di difesa legale di Adf proprio presso le Nazioni Unite a New York e Ginevra. «Sempre più Paesi - spiega - stanno riconoscendo la gravità della situazione e prendendo posizione contro la cosiddetta “transizione di genere” nei minori, un fenomeno spinto da un’ideologia radicale più che da reali basi scientifiche. A loro e a tutta la comunità internazionale abbiamo rivolto un appello forte ed inequivocabile: è il momento di agire». Le Nazioni Unite, conclude Mazzoli, «devono riconoscere tali pratiche come gravi violazioni dei diritti umani e porre fine a questo abuso istituzionalizzato contro i più vulnerabili tra noi».