L’appello delle 79 associazioni contro il ddl Zan è stato completamente ignorato dal suo relatore. La lettera era stata presentata il 1° luglio in Senato e distribuita a tutti i parlamentari. Al relatore del disegno di legge sull’omofobia, Alessandro Zan, il testo era stato consegnato personalmente da uno dei genitori ma il deputato dem si è rifiutato finanche di leggerlo.
«Zan non ha inoltre accettato di rispondere alle domande rivolte dai genitori presenti all’uscita del Senato. Ci ha negato il confronto», ha riferito ad ADN Kronos, Giusy D’Amico, presidente di Non si tocca la Famiglia, una delle associazioni firmatarie assieme a Pro Vita & Famiglia.
Davanti a Palazzo Madama, la D’Amico ha affrontato vis-a-vis l’onorevole Zan. «Come la mettiamo con quei paesi che hanno capito quale danno enorme è stato causato attraverso l’identità di genere?», ha domandato al parlamentare con riferimento alle transizioni di genere praticate sugli adolescenti. Zan ha risposto: «La legge non c’entra nulla con questo, stiamo parlando di lotta alle discriminazioni e di violenze». Conversando con un giornalista, il deputato dem ha insistito sulla necessità di approvare il suo disegno di legge in nome dei «diritti umani». «Ma i diritti dei bambini?», ha commentato Giusy D’Amico, rimanendo completamente ignorata. Eppure, ricorda la stessa D’Amico sul suo profilo Facebook, c’è un video in cui Zan afferma che «la legge servirà ai bambini per poter effettuare una transizione di sesso per chi non si percepisce secondo la sua identità biologica di nascita».
Di seguito la D’Amico ha provato a confrontarsi con la senatrice Monica Cirinnà: «Perché le femministe, che sono tutte di sinistra e che hanno a cuore i diritti delle donne… perché in questo caso vi siete dimenticati il vostro trascorso?». «Lei parla di una parte di mondo [femminista, ndr] che si è espresso contro, le posso fare 50mila nomi…», ha risposto la senatrice. Giusy D’Amico insiste, indicando una parte consistente di femministe, un tempo schierate sulle posizioni della sinistra arcobaleno, che ora denunciano l’«incostituzionalità’» del ddl Zan. «Perché avete negato il confronto?», domanda. La Cirinnà, da parte sua, replica nascondendosi dietro il giuridichese: «Il principio di tassatività fa parte di alcune regole che il diritto penale e la procedura penale insegnano – ha affermato la senatrice –. Quello che non viene nominato in una legge, di fatto non esiste. Credo che l’esistenza dell’identità di genere e la sua differenza con l’orientamento sessuale vada stabilita. Siccome già esiste questa definizione nelle sentenze della Corte Costituzionale, si può essere d’accordo o non d’accordo ma ci sarà sempre un magistrato che l’applicherà».
È la conferma di quanto noi di Pro Vita & Famiglia andiamo ripetendo da tempo: in tema di omotransfobia, la sinistra continua ad evitare il confronto. I sostenitori del ddl Zan, in particolare, non vogliono confrontarsi né con le opinioni contrarie alle loro, né con i fatti. Se però, le opinioni contrarie possono anche essere messe a tacere, i fatti prima o poi parlano. E presentano un conto salato a chi li contraddice.