12/07/2024 di Giuliano Guzzo

Altro che stop. Ecco come l’Ospedale Careggi continua imperterrito con i percorsi per l’incongruenza di genere

Sembrava che all’Ospedale Careggi di Firenze - a seguito del caso scoppiato lo scorso mese di gennaio relativamente alla “terapia affermativa di genere” per i minori – spirasse finalmente un vento di salutare prudenza. Tanto che lo scorso mese di maggio non qualche giornale o fante di parte, ma l’autorevole Corriere della Sera dava ufficialmente notizia del fatto che presso l’ospedale fiorentino – il principale in Italia su questi versanti – era stata sospesa la prescrizione di triptorelina, il farmaco che blocca la pubertà ai bambini con disforia di genere e che nella maggior parte dei casi la pubertà l’hanno appena iniziata. Una decisione presa dopo che era emerso come al Careggi la triptorelina venisse data, citiamo ancora il Corriere, «senza rispettare le raccomandazioni dell’Aifa per l’uso sui minori (che richiedono, per la sua somministrazione, un’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica e una diagnosi confermata da un’equipe multidisciplinare dove la figura del neuropsichiatra infantile risulta centrale)».

Una mancata osservanza delle regole grave, oggettivamente; ora questo aspetto – unitamente al fatto che già dallo scorso marzo la procura di Firenze aveva avviato un’indagine esplorativa proprio sull’ospedale Careggi – avrebbe dovuto suggerire davvero molta cautela. E invece. Invece sembra che l’ospedale fiorentino sia intenzionato a proseguire sulla propria strada. Non si spiegherebbe, diversamente, il perché di una recente deliberazione, risalente a fine giugno, della Regione Toscana che ha dato il via libera all’assunzione di un medico endocrinologo. Proprio così. Nel provvedimento in questione, infatti, si legge che, siccome quella del «medico endocrinologo» è una figura «fondamentale per stabilire il miglior iter diagnostico terapeutico dei pazienti, la valutazione clinica sullo stadio di sviluppo puberale e le condizioni cliniche associate a questo, la salute riproduttiva e la prescrizione di alcune terapie ormonali e il loro follow-up», allora bisogna procedere con la sua assunzione.

Di qui il via libera «all’indizione di selezione pubblica per titoli e colloquio, finalizzata al conferimento di n.1 incarico di collaborazione libero professionale […] per la durata di 8 mesi, a medico specializzato nella disciplina di endocrinologia» per il «progetto: “Ottimizzazione e potenziamento dei percorsi dedicati all’incongruenza di genere” a favore della SODc Andrologia Endocrinologia Femminile e Incongruenza di genere». Tutto bene, quindi? Non esattamente e per almeno due ordini di ragioni. La prima è molto facile da intuire. Se infatti quella del «medico endocrinologo» è una figura «fondamentale per stabilire il miglior iter diagnostico terapeutico dei pazienti» con disforia di genere – e nessuno lo discute – viene da domandarsi come mai all’ospedale fiorentino sia stata data solo ora indicazione di assumerne uno. Si tratta forse di un indiretto riconoscimento di una precedente carenza di organico? Magari no, ma appare lecito pensarlo.

In seconda battuta, non si può non registrare al nuova assunzione citata come una intenzione di procedere sulla strada già precedentemente battuta, per quanto riguarda la cosiddetta “terapia affermativa di genere”; il che appare singolare non soltanto alla luce del già citato stop alla prescrizione di triptorelina – e a quanto già detto, relativamente anche all’interesse della magistratura -, ma anche perché, ed è forse l’aspetto più rilevante, è attiva – come ricordato anche da Pro Vita & Famiglia – una commissione interministeriale con ben 29 personalità che sta lavorando per revisionare le linee guida sul trattamento della disforia di genere sui minori - con particolare riferimento alla somministrazione della triptorelina per bloccare il loro sviluppo puberale. C’è di più: è atteso a breve, al massimo dopo l’estate, un nuovo parere del Comitato nazionale della bioetica, che è lo stesso Comitato che nel 2018 aveva autorizzato l’uso off label della triptorelina per il cosiddetto blocco della pubertà. Tutto questo, unitamente al ripensamento internazionale su questo versante, dovrebbe indurre davvero la massima prudenza. Cosa che però mal si concilia con l’assunzione, al Careggi, di un nuovo medico che segua le tematiche di disforia di genere – ma naturalmente speriamo di sbagliarci. 

 

 

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