Una svolta gender fluid, in nome di un non beninteso concetto di “inclusività”, è quella che ha visto come protagonista la Hasbro, azienda statunitense produttrice di giocattoli. Stavolta, sotto la mannaia del politicamente corretto, sono finiti Mr e Mrs Potato, tra i personaggi del cartone animato per bambini Toy Story.
In particolare Mr Potato non potrà più fregiarsi del suo titolo di “mister”, perché oggi il semplice fare riferimento ad un’identità certa, è diventato un atto discriminatorio. E, per questo motivo, negli Sati Uniti, numerose aziende di giocattoli, hanno dovuto rivedere i loro prodotti, adeguandoli ai nuovi criteri della società “fluida” che si sta cercando di creare, in barba alla realtà.
La Hasbro, in particolare, ha fatto sapere tramite un tweet che, d’ora in poi, i giocattoli di Mr e di Mrs Potato si chiameranno semplicemente “Potato Head” (testa di patata), per evitare ogni riferimento al sesso dei personaggi. Quale sarebbe lo scopo? Quello di non lasciare che la mente dei ragazzi sia nemmeno sfiorata dall’idea che la famiglia sia formato da un uomo e da una donna, nonostante tutti, al mondo, abbiano un padre e una madre e ne facciano esperienza! Ma si è preferito cadere nella pretesa illusoria che, eliminando ogni riferimento al sesso dei protagonisti, ogni bambino sia libero di creare la sua "famiglia di patate ideale”. Ovviamente non poteva mancare il plauso delle associazioni LGBT, di fronte a questa follia.
Tuttavia, grazie alle proteste di chi ha ancora la forza di opporsi a questa prepotente ondata ideologica, Hasbro ha fatto una parziale retromarcia e ha rassicurato tutti i fan, affermando, tramite il tweet precedente, rivisto e corretto, che i nuovi personaggi di Potato Head continueranno a essere venduti con le diciture Mr e Mrs, ma collocate in modo meno “vistoso” sulla confezione e cioè in basso, quasi a scusarsi di questo “scandaloso” riferimento alla realtà.
Ci si chiede a questo punto, quale sarà il prossimo personaggio di Toy Story a fare le spese di questa folle corsa verso una sorta di suicidio identitario collettivo. Perché a noi, questa mentalità che prevede la rinuncia ad ogni pretesa identitaria, ci sembra tutto tranne che “tollerante” e “democratica”. E chiudiamo con le considerazioni che si commentano da sole, di Ali Mierzejewski, direttore della rivista specializzata in giochi per bambini “The toy insider”, il quale ha sottolineato: “È solo una patata, ma i bambini hanno bisogno di riconoscersi nei giochi che usano”.