23/04/2025 di Luca Marcolivio

L’Ungheria ha fatto bene a vietare i Pride per il bene dei minori e non è affatto una misura liberticida

In Ungheria, il disegno di legge, presentato dal partito di maggioranza Fidesz-Fdnp del premier Viktor Orban, stabilisce che è «vietato tenere un'assemblea in violazione» di una precedente normativa approvata nel 2021. La legge approvata lo scorso mese, pertanto, ha comportato una modifica alla normativa sul diritto di riunione, permettendo così lo svolgimento soltanto agli eventi «che rispettino il diritto dei bambini a un corretto sviluppo fisico, mentale e morale».

Le misure della nuova legge

La logica del recente provvedimento magiaro è particolarmente stringente: essendo le strade e le piazze luoghi pubblici, quindi, evidentemente accessibili anche a bambini e ragazzi, la propaganda intaccherebbe anche questi ultimi, così come lo farebbe – ad esempio – nelle fasce orarie televisive “non protette”. Chiunque dovesse, da ora, organizzare un evento in stile “Pride” in Ungheria sarebbe quindi multabile con sanzioni fino a 500 euro. Sono esclusi dalle sanzioni i meri partecipanti alle manifestazioni. Inoltre, la polizia avrebbe facoltà di effettuare il riconoscimento facciale nei confronti dei trasgressori. Sulle politiche di protezione dei minori e della famiglia naturale, Orban e la sua maggioranza procedono più che mai spediti. La scorsa settimana, ad appena un mese dalla messa al bando dei Pride, il Parlamento ha infatti votato un emendamento costituzionale (141 favorevoli e 21 contrari), in cui si specifica che il «sesso di una persona è una caratteristica biologica, che può essere maschile o femminile» e che è «responsabilità dello Stato garantire la tutela giuridica di questo ordine naturale e impedire tentativi di insinuare la possibilità di cambiare il sesso alla nascita».

Una norma a tutela dei bambini

Il 15° emendamento stabilisce inoltre che «ogni bambino ha diritto alla protezione e alle cure necessarie per il suo corretto sviluppo fisico, mentale e morale», che quindi prevale su tutti altri diritti, ad eccezione del diritto alla vita. Ancora una volta il governo Orban ha preso decisioni particolarmente scomode per l'establishment occidentale, da troppi anni totalmente in balìa delle lobby Lgbt+, che, notoriamente, gestiscono interessi milionari e globali. Da qui, una serie di iniziative e strumenti di propaganda a vari livelli, volti a screditare l'Ungheria, nello spirito del “colpirne uno per educarne cento”. Una di queste è la campagna di Amnesty International, che intende fare moral suasion sulle autorità magiare e, in particolare, sulla polizia affinché permetta il regolare svolgimento del Pride il prossimo giugno. Sulla stessa lunghezza d'onda, il Parlamento Europeo, mobilitatosi con una lettera alla Commissione Europea per «sollecitarla a chiedere una misura provvisoria alla Corte di giustizia nella causa Lgbt in corso, per ottenere una sentenza in tempo utile affinché il Pride possa svolgersi in Ungheria legalmente e pacificamente».

Quanto deciso dall'Assemblea Nazionale a Budapest, in realtà, va sicuramente nella direzione giusta, anche perché non intende imporre alcuna limitazione della libertà di parola, né dei diritti di alcuna persona. Ciò che viene vietato, piuttosto, sono le manifestazioni contrarie al buon costume e alla decenza, in grado di influenzare i minori arrecando loro danno, per il solo fatto che qualunque genitore dotato di senno non mostrerebbe mai ai propri bambini le immagini stesse dei Pride. Non condizionare la mente e l’emotività dei più piccoli con immagini in grado di disorientarli e turbarli significa rispettare il loro corretto sviluppo psico-fisico e anche la loro libertà di scelta e di azione, in ogni ambito della vita.

 

 

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