L’ideologia di genere lede le sensibilità di lavoratori e lavoratrici. Ora anche i sindacati Cisl e Uil – come Pro Vita & Famiglia ha già ricordato qualche giorno fa - si sollevano contro le risoluzioni del Campidoglio relative al nuovo piano di aggiornamento 2023/2026 per la formazione del personale di asili nido e scuole dell’infanzia di Roma Capitale. Promossa in modo particolare dall’Assessore alla Scuola, Formazione e lavoro Claudia Pratelli, tale iniziativa rientra nel prossimo piano di formazione obbligatoria per maestre ed educatori di asili nido e scuola dell’infanzia, affinché costoro si facciano poi a loro volta promotori di progetti di educazione affettiva e sessuale in aula cui sarebbero destinatari i bimbi dalla più tenera età ai 6 anni.
Insomma la «decostruzione degli stereotipi di genere» prevista dal nuovo piano formativo non è piaciuta neanche ai paladini dei diritti dei lavoratori. Infatti, oltre ad alcuni esponenti del Centrodestra, già lo scorso maggio Pro Vita e Famiglia aveva denunciato con un comunicato stampa il pericolo rappresentato dall’introduzione di tale formazione obbligatoria, ribadendo che il diritto di educare i propri figli spetta in primo luogo alla famiglia contro ogni totalitarismo di Stato, evidenziando il principio della libertà educativa dei genitori, così come il diritto dei genitori al consenso informato rispetto a ogni eventuale iniziativa che propagandi l’indottrinamento gender.
Si tratta di «elementi estremamente complessi il cui impatto tocca la sensibilità, la cultura e l’elemento psicologico delle insegnanti e delle educatrici, nonché ovviamente il percorso di crescita della piccola utenza. Una formazione di una delicatezza incontrovertibile, che non può, nell’organizzazione del percorso, escludere le osservazioni di queste organizzazioni sindacali che costituiscono il baluardo, la voce e l’esperienza professionale delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti», così scrivono in una nota congiunta Mirko Anconetani (Uil Fpl) e Giuliano Contaldi (Cisl fp).
Insomma, per quanto le motivazioni addotte dai sindacalisti si muovano nell’ambito dell’opinabile e non gridino con forza “Giù le mani dai bambini”, tuttavia ravvedono positivamente il grave rischio di urtare «il percorso di crescita della piccola utenza». Si auspica dunque che tale campanello d’allarme, seppur timido, possa essere foriero di un reale risveglio delle coscienze rispetto a tale problematica e all’enorme posta in gioco, quale è l’educazione dei più piccoli. Inoltre non è irrilevante il fatto che essi riconoscano anche la necessità democratica (ormai tutt’altro che scontata) di tutelare il principio costituzionale della libertà di pensiero ed espressione di tutti e di ciascuno che ogni ideologia cerca sempre e con ogni mezzo di mettere a tacere.