La Danimarca ha compiuto un passo avanti verso la tutela dei minori sessualmente confusi: questi saranno indirizzati a consulenti psichiatrici piuttosto che a trattamenti medici e le operazioni chirurgiche sui minori saranno vietate.
Alcuni parlamentari avevano proposto addirittura di vietare la transizione ai minorenni. Il ministro della Sanità del partito liberale, Sophie Løhde, ha affermato che le cure mediche presso la clinica di genere centrale danese a Copenaghen, saranno possibili «solo se il minore ha avuto la disforia di genere fin dall'infanzia. Se, invece, la disforia di genere è iniziata con la pubertà, il giovane deve essere sottoposto a un processo di riflessione e di chiarimento che non comporta interventi medici»
Il disagio di genere che compare all'inizio o dopo la pubertà, spesso in seguito alla frequentazione di gruppi trans online e/o amici transgender è denominato “disforia di genere a insorgenza rapida (ROGD)".
La prudenza della Danimarca in materia di minori trans segue quella di Svezia e Finlandia che hanno fatto marcia indietro rispetto alle politiche che favorivano la transizione dei minori. E anche in Norvegia le autorità sanitarie sono sotto pressione dopo che l'agenzia di indagine sanitaria indipendente del paese ha dichiarato che il cambiamento di genere è "sperimentale" e deve essere limitato.
La cosa da sottolineare, per quanto riguarda la Danimarca, è che la richiesta di porre fine alla transizione medica dei minori è stata appoggiata da un gruppo LGBT, il Danish Rainbow Council guidato dal transessuale Marcus Dib Jensen che ha dichiarato: «Da adulti, dobbiamo avere il coraggio di farci avanti e fermare questa follia. Castriamo e sterilizziamo i bambini e distruggiamo fisicamente i loro corpi altrimenti sani per alleviare un disagio psicologico che di solito è temporaneo e, in caso contrario, può essere trattato con un cambio di sesso quando saranno più maturi».
Solo noi, in Italia, vogliamo continuare a promuovere la transizione dei ragazzini consentendo la carriera alias nelle scuole?
Fonte: Genderclinicnews