25/06/2021

Ancora ddl Zan nelle scuole. Ancora abusi sui ragazzi. Dopo l’arroganza di Pisa e della Uil è ora di dire basta!

Continuano le denunce di presunti abusi didattico.educativi in diverse scuole italiane, in particolare durante l'ora di educazione civica sul tema gender e ddl Zan, come riporta AdnKronos. Sotto i riflettori l'istituto comprensivo Niccolò Pisano, a Pisa dove in una prima e terza media un insegnante ha proiettato il monologo del rapper Fedez del primo maggio, per parlare di ddl Zan e transgender.

Come se non bastasse, la propaganda gender e pro-lgbt è stata aggravata dalle pesanti e gravissime dichiarazioni del preside dell’Istituto, che sollecitato da Giusy D'Amico, presidente dell'Associazione Non si Tocca la Famiglia e allertata da un gruppo di genitori, non ha risposto direttamente né agli stessi genitori né alla d’Amico. Come riporta sempre AdnKronos si sarebbe “giustificato” dicendo che «le richieste dell'Associazione (scritte su richiesta di un gruppo dei genitori della scuola - ndr) erano irricevibili. Violano il buon senso e sono inaccoglibili da una struttura pubblica».

Ma non è finita. Ebbene sì perché a rendere ancora più folle la vicenda e ancor più grave e pericoloso quanto accaduto è stato un comunicato stampa diffuso dalla Uil scuola, con le dichiarazioni del suo segretario nazionale Pino Turi. «Le famiglie facciano le famiglie – ha affermato - Non possono spiare dal buco della serratura cosa avviene durante le ore di lezione. Il loro rapporto con la scuola va gestito nei momenti istituzionali attraverso gli organi collegiali. La scuola statale è l'unica che può consentire un dibattito plurale».

Turi, non contento, ha aggiunto: «La scuola che indottrina è un fatto ideologico falso. Gli insegnanti nella statale non sono reclutati per chiamata diretta ma per concorso pubblico. E questo garantisce il pluralismo di cui le famiglie sono informate attraverso la programmazione. Certo – ha proseguito - il caso del docente 'patologico' può esserci, ma è difficile in una scuola statale perché in sede collegiale i docenti parlano tra loro, il sistema è trasparente. Ed esiste un organismo di verifica automatico”.

Turi, inoltre, ha poi accusato addirittura le scuole paritarie di essere pericolose, poiché lì «potrebbe esserci l'indottrinamento: il conflitto tra cattolici e laici è vecchio e il nostro paese non è veramente libero perché le gerarchie cattoliche interferiscono».

Dichiarazioni da stato totalitario secondo Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia. «Solo nei totalitarismi – ha affermato commentando la vicenda - i genitori devo subire l'educazione dei propri figli in silenzio. Sta accadendo ovunque che le scuole strappino l'alleanza educativa tra scuola e famiglia per strumentalizzare politicamente gli studenti (per esempio facendo lezioni di parte sul DdlZan durante educazione civica, come è accaduto a Pisa, ma anche a Sassuolo) e il problema sono i genitori che si lamentano? Entrano nelle scuole dei nostri figli per insegnare loro che il maschile e femminile sono costrutti superabili a vantaggio di un identità fluida (approccio bloccato in Gran Bretagna e Svezia perché foriero di malessere e danni gravissimi agli studenti) e noi genitori dovremmo tacere?».

«Ricordiamo a Turi – ha proseguito - che l'Italia è una democrazia e non una dittatura e che fino a prova contraria noi mamme e papà abbiamo diritto, anzi DOVERE, di vegliare sui nostri figli».

La Ruiu ha inoltre ringraziato il sottosegretario Sasso per il suo tempestivo intervento, nel quale ha ricordato l’importanza di custodire e difendere «l'alleanza tra scuola e famiglia e la nostra priorità educativa, poiché proprio la scuola dovrebbe aiutarci nel compito di custodire i nostri figli».

Rossano Sasso, infatti, sottosegretario all’Istruzione, ha reputato «gravissime le arroganti dichiarazioni del preside dell’Istituto di Pisa verso le famiglie». Quanto accaduto a Pisa, secondo Sasso, «conferma come il mondo della scuola stia subendo fortissime pressioni da parte di chi vuole imporre a tutta la comunità il proprio furore ideologico sull'identità di genere. Le segnalazioni ormai non si contano più, in particolare da quando si può utilizzare il disegno di legge Zan come scusa per poi allargare strumentalmente il discorso ad argomentazioni e tesi più estreme».

«Un preside – ha aggiunto Sasso - non si rivolge in quel modo a delle madri né smette i panni dell'educatore per indossare quelli dell'agitatore politico. Solleciterò personalmente il ministro Bianchi affinché venga predisposta un'ispezione ministeriale che faccia luce su eventuali comportamenti inappropriati. Nessuno può ritenersi al di sopra delle regole».

«Il caso di Pisa – ha concluso - colpisce soprattutto per la giovane età degli studenti coinvolti, che rende ancora più inaccettabile la protervia di chi si fa portatore di un pensiero unico in cui il contraddittorio non è nemmeno preso in considerazione».

 




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