Arcigay prende 200.000 euro di pubbliche sovvenzioni. (219.939 €, ad essere precisi).
Sono tanti o sono pochi? Dipende dai punti di vista.
Ma fondamentalmente la domanda è un’altra: sono necessari? Vanno distratti – tanti o pochi che siano – da eventuali altri interventi pubblici a scopo benefico o culturale?
Non mettiamo in discussione il diritto di Arcigay di fare fund raising e il diritto di chicchessia di finanziare le sue attività. Ci mancherebbe. Ognuno è libero di fare ciò che vuole col suo denaro.
Ma il punto è proprio questo: qui non si tratta di denaro proprio, ma di denaro di tutti: c’è scritto chiaro chiaro: “contributi pubblici”.
La propaganda dell’Arcigay punta a diffondere nella società, nella scuola e nelle famiglie dei concetti di “inclusione, uguaglianza e non discriminazione” molto relativi, che non sono condivisi da tutti. Un ente che – per esempio – fa assistenza ai poveri, promuove la beneficenza, oppure una biblioteca che custodisce libri rari, o un’associazione culturale che si occupa di studi su ... Dante, per esempio, promuovono valori condivisi che appartengono alla collettività. Enti che si dedicano a cose del genere, è giusto che ricevano denari pubblici. Essi contribuiscono alla diffusione di un costume sociale e/o un atteggiamento solidaristico e culturale comunemente sentito.
Ma Arcigay promuove idee e “valori” che appartengono a una minoranza e che non sono condivisi dalla collettività.
Arcigay contesta il fatto che i rapporti sessuali naturali sono quelli tra uomo e donna, contesta il fatto che il sesso biologico è un dato oggettivo e insuperabile che va valorizzato e che naturalmente informa il genere corrispondente.
Le deviazioni da questi schemi naturali provocano sofferenza alle persone, che vanno comprese, amate accettate e aiutate a superare le difficoltà, anche – se lo vogliono – con adeguate terapie riparative. Arcigay si inalbera contro chi “vuole curare i gay“, facendo finta di non comprendere che è solo e solamente nell’interesse della salute di chi si sente a disagio che certe terapie vanno promosse e prospettate.
I valori condivisi, Arcigay li nega , li combatte, e le reazioni isteriche e spesso violente che suscitano tra gli attivisti gay gli articoli come questo lo dimostrano.
Noi invece siamo qui a ribadirli.
Libero, l’Arcigay, di promuovere le sue stramberie (se lo facesse nel rispetto di chi la pensa diversamente). Libero di far proseliti e trovare finanziatori. Ma tutto ciò, per favore, non con i soldi nostri.
Redazione