La mozione in tutela della famiglia tradizionale approvata in Regione Lombardia fa notizia e provoca reazioni. Cosa assai comprensibile: a conti fatti si sta parlando del primo Consiglio regionale che si schiera così apertamente in difesa dell’unione naturale tra un uomo ed una donna e contro l’ideologia gender.
Il fronte LGBT è in subbuglio: ha tentato di far naufragare la mozione ma la scelta dei Consiglieri del PD e del Movimento 5 Stelle di assentarsi al momento del voto è stato fallimentare. Si sono poi susseguiti i comunicati stampa in cui si pensava di aver letto il massimo del leggibile quando il partito di Matteo Renzi se n’è uscito dicendo che una mozione siffatta comporta una discussione volgare e di basso livello.
Ma poi arriva l’ Arcigay a toccare punti che non pensavi sarebbe stato possibile tangere: boicottare la Lombardia. “Deve crollare l’economia della regione” attacca Marco Mori, presidente di Arcigay Milano “tutti devono sapere che in Lombardia il cittadino omosessuale è considerato un cittadino di serie B”.
Boicottare il Salone del mobile, boicottare le imprese locali, boicottare addirittura l’Expo 2015.
Una chiamata alle armi contro il tessuto produttivo lombardo che, se nei numeri avrà effetti risibili, sul piano morale descrive meglio di qualsiasi altra cosa il livello di cittadinanza e senso civico propagate da questo genere di associazioni.
Redazione