05/07/2023 di Luca Marcolivio

La mozione contro la Carriera Alias arriverà in Lombardia a settembre. Zamperini (FdI) spiega i dettagli

La Carriera Alias, anzi… lo stop alla pericolosa Carriera Alias sbarca in Lombardia e lo farà nel primo Consiglio regionale utile di settembre. La mozione per la disattivazione della carriera alias e il suo disincentivo nelle scuole della Lombardia prosegue dunque il suo iter e il suo obiettivo è quello di far chiarezza su una questione pedagogico-antropologica molto delicata, cui si aggiunge, naturalmente, l’applicazione in toto delle leggi vigenti.

«Contrariamente alle fake news circolate negli ultimi giorni, Il nostro obiettivo, è quello che tutti gli studenti lombardi possano sentirsi protetti e premiati nelle loro specificità e nelle loro differenze, nell’ambito di progetto educativo di crescita che permetta di sviluppare un autentico spirito critico», spiega a Pro Vita & Famiglia il consigliere regionale Giacomo Zamperini (FdI), primo firmatario della mozione.

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«Chi invece brandisce l’arma dell’ideologia imponendo prepotentemente a tutti di rispettare la cosiddetta carriera alias lo fa per volontà di omologazione e non certo per valorizzare le identità di ciascuno. Noi chiediamo il rispetto di due pilastri irrinunciabili: la legge e la libertà educativa di ogni famiglia. Non vedo onestamente alcuna conquista di libertà nel fatto che vengano creati degli spazi indeterminati dove – prosegue Zamperini – a prescindere dal genere biologico, bambine e bambini si possano trovare assieme a fare i propri bisogni fisiologici, o dove in una competizione sportiva studentesca di lotta un maschio possa combattere contro una femmina. Permettere a ragazzi così giovani di autodeterminare il proprio genere a piacimento, senza limiti o supporto psicologico, rappresenta la vera forma di discriminazione: così si rischia di banalizzare un disagio e soffocare un'esigenza reale. La verità è che le differenze esistono, il nostro compito è quello di agire come un buon padre di famiglia, nell'interesse di tutti».

Ricalendarizzando a settembre la mozione, si renderà possibile «allargare la condivisione del documento ad altre forze politiche, senza alterarne il contenuto – aggiunge il consigliere di FdI –. Non abbiamo alcuna preclusione rispetto a suggerimenti o proposte che dovessero venire dai gruppi, anche di minoranza, posto che invece le forze di maggioranza sono compatte rispetto alla mozione che abbiamo presentato. La decisione era stata presa da tempo e non certo perché intimoriti dalle urla di qualche sinistro ideologo della teoria gender o di qualche gruppo studentesco politicizzato».

Fino a pochi giorni fa, l’opposizione aveva tenuto un profilo bassissimo riguardo alla mozione di Zamperini. Praticamente nessun consigliere di centrosinistra si era pronunciato in merito. Fino al giorno in cui una serie di testate nazionali (Repubblica e Fanpage su tutte) hanno iniziato a trattarne e ne sono scaturite manifestazioni studentesche a difesa dell’alias, con dichiarazioni contrarie piuttosto accese di rappresentanti dell’opposizione, M5S in primis.

In ogni caso è lo stesso Zamperini a smentire le voci secondo le quali le suddette proteste potrebbero aver influito sulla mancata discussione. «La motivazione ufficiale è tecnica, non è un ritiro ma è un rinvio. C’è un accordo per cui sarà la mozione sarà calendarizzata al primo Consiglio ai primi di settembre», spiega il consigliere regionale a Pro Vita & Famiglia. Tale “rinvio tecnico” avrà quindi lo scopo di «aggiustare alcune cose, rendere la mozione ancor più condivisibile e ancor più efficace, nell’auspicio che anche altri che volessero sottoscriverla, possano farlo. La cosa importante da sottolineare – prosegue Zamperini – è che questa decisione di rinviare era una cosa già prevista: le proteste, le urla di qualcuno, le minacce di indire manifestazioni non hanno avuto alcuna influenza, non ci facciamo intimidire, né è quello il motivo per cui rinviamo. Le proteste, al contrario, hanno rafforzato ulteriormente la convinzione che sia necessario riportare la chiarezza tra le scuole lombarde: di questo si tratta. Ho letto cose assurde, come se noi volessimo discriminare o togliere dei diritti agli studenti. Nulla di più falso», chiosa il consigliere.

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«L’obiettivo è che, da un lato, venga rispettata la legge, dall’altro che vi sia una tutela non di quelli che per pretesto o capriccio pretendono ci siano le carriere alias ma di tutti quegli altri che questa cosa non la vogliono e che hanno tutto il diritto di poter andare a una scuola senza la preoccupazione che il loro figlio finisca nel bagno fluido o nello spogliatoio fluido. Se uno studente è biologicamente maschio ma si dichiara donna, l’insegnante di educazione dovrà giudicarlo in base all’origine biologica o al genere in cui quello studente si identifica? Tutto questo – conclude Zamperini – provoca stress negli insegnanti…»

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