Ci sentiamo in dovere di rilanciare il Comunicato stampa dell’Aigoc (Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici) n.1 del 11 febbraio 2022: perché nessun giornale intitola "137.890 bambini morti e dispersi a causa della fecondazione artificiale nel 2109, in Italia"?
Nel totale silenzio dei mass media il 12 gennaio 2022 sul sito del Ministero della Salute è stata pubblicata la Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sull’applicazione della legge 40/2004 con 27 pagine in più di quella precedente, ma con molti meno dati importanti ai fini della conoscenza dei reali effetti e dei risultati di queste tecniche di riproduzione umana.
Nel 2019 sono stati prelevati a fresco 338.805 ovociti (7,4 ovociti/prelievo), ne sono stati inseminati il 76,3%, e fecondati a fresco 168.611. Solo 47.270 di questi 168.611 ovociti fecondati (bambini allo stato embrionale) sono stati trasferiti in utero. Aggiungendo a questi embrioni quelli prodotti con scongelamento e fecondazione di ovociti della stessa coppia e quelli crioconservati scongelati della stessa coppia sono stati trasferiti in utero 75.405 embrioni.
Sorge spontanea una domanda: perché bombardare con dosi eccessive di ormoni queste donne per prelevare in media 7,4 ovociti quando nel 91,5% dei casi sono stati trasferiti al massimo 1-2 embrioni e nel 7,8% al massimo 3 embrioni?
Il risultato di questi bombardamenti ormonali si è tradotto nella registrazione di 21.593 cicli annullati (il 42,9% del totale dei cicli iniziati a fresco).
Nelle coppie trattate a fresco già a partire dall’età di 35-39 anni la % di coppie con figlio in braccio scende al 14,45%, per abbassarsi al 6,50% all’età di 40-42 anni e quasi scomparire (1,68%) sopra i 43 anni. Nei cicli trattati con scongelamento di ovociti la % di coppie con figli in braccio/cicli di scongelamento di ovociti è più bassa anche nelle donne di età inferiore a 34 anni (14,97%), nelle donne di età 35-39 anni (9,91%), nelle donne di età 40-42 anni (6,28%), mentre è lievemente superiore nelle donne ≥ 43 anni (3,16%).
I nati vivi da tutte le tecniche di fecondazione extracorporea omologhe sono solo 10.607, gli embrioni ufficialmente crioconservati sono 47.250, mentre gli embrioni sacrificati sono 64.798 dopo trasferimento in utero (85,93% embrioni trasferiti) ed in totale diventano 137.890 (embrioni prodotti + scongelati – embrioni crioconservati + nati vivi).
Per la fecondazione extracorporea eterologa sappiamo che sono state trattate 7.674 coppie (1.397 con seme “donato”, 5.815 con ovociti “donati” e 462 coppie con “donazione” di embrioni) [i donatori sono in realtà pagati, ndR]. Sono nati 2.190 bambini da 2.042 parti. Non sono espressamente indicati quanti embrioni vengono crioconservati per cui quelli da noi indicati (14.827) sono solo i dati desumibili dalla tabella G1 pagina 273 relativa all’import/export, mentre di 20.939 embrioni non si ha alcuna notizia (vedi tabella 7).
Anche le indagini genetiche pre-impianto nel 2019 sono aumentate (+ 1.268), mentre è diminuita la % coppie con figlio in braccio (20,07%).
Il fatto che nel 2019 nelle fecondazioni extracorporee omologhe il 91,5% dei trasferimenti è stato fatto con 1-2 embrioni ed il 7,8% con 3 embrioni per un totale del 99,3% dimostra chiaramente che quanto il Parlamento aveva stabilito nell’articolo 14 della legge 40/2004 come numero massimo di embrioni da produrre (tre), abolito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.151/2009, era ed è scientificamente confermato e da ristabilire al più presto come pure l’obbligo per la coppia di trasferire - anche in momenti diversi - tutti gli embrioni che accetta di far produrre dal Centro cui si rivolge.
Si eviterebbe di vedere aumentare anno dopo anno il numero degli embrioni umani sospesi nell’azoto liquido o di cui non si conosce il destino.
[Ma le cliniche per la fertilità farebbero meno soldi e ci sarebbero meno creaturine da poter mercanteggiare in modo più o meno trasparente con i laboratori di ricerca..., NdR].
La dimostrata e confermata scarsa efficacia delle tecniche di fecondazione extracorporea omologa nelle classi di età ≥ 42 anni richiede l’esclusione dai LEA (livelli essenziali di assistenza) almeno di queste fasce di età come pure delle donne con IMC (indice di massa corporea) ≥ 30 e/o con età ≥ 42 anni, che hanno un rischio aumentato di morte (cfr. ns. comunicato anno 2021).
Sarebbe auspicabile, nell’ottica di una equa distribuzione delle risorse, che tutte le coppie che vogliano adottare bambini abbandonati dai loro genitori in Paesi poveri vengano supportate per legge con un rimborso spese pari almeno al costo di tre cicli di PMA eterologa.
Questo il link per l'articolo completo e le tabelle esplicative: https://aigoc.it/…/comunicatostampa-n-1-del-11-febbraio-2…/
Alngelo Francesco Filardo
Alessandro Feo