"Il porno non fa nulla". "Ma a chi a chi fa male?" Le abbiamo sentite tante volte queste affermazioni. E sappiamo che molti la pensano così. D’altronde di adolescenti su piattaforme pornografiche o strumenti come TikTok, la app cinese che, con la scusa di favorire gli incontri tra i giovani, starebbe veicolando senza controllo contenuti pornografici e addirittura pedofili, ce ne sono a iosa. Tentare di contenere il fenomeno è possibile? Sì, e si deve. Non bastano certo i filtri però, la prevenzione anche culturale è lo strumento migliore.
Non lo dicono ma molti ragazzi sono a rischio di impotenza legato a queste pratiche, perché più si alza il livello di trasgressione anche se virtuale, e più nulla accontenta. Il consumo di pornografia, a lungo andare, rende sessualmente impotenti e lo ha detto anche a noi di Pro Vita & Famiglia il Prof. Meluzzi, psicologo e psicoterapeuta, nell’ultima intervista: “Oggi la pornografia è un fenomeno che ha come funzione prevalente quella di produrre la desensibilizzazione sistematica, quindi innesca un processo di indebolimento della reazione sessuale. Tra i tanti fattori di impotenza diffusa e di anorgasmia tra gli uomini e le donne, in particolare tra i giovani, c’è proprio questo. La pornografia diventa quindi una dipendenza, un elemento depressiogeno che indebolisce la funzione sessuale.
Oggi un ragazzo, di fronte al corpo di una ragazza nuda, non si eccita più, perché è desensibilizzato: non ha più l’erezione e, per ottenerla, deve prendere il Viagra già a vent’anni. Ormai il Viagra è venduto anche nelle palestre».
Provare a fermare l’informazione sul web è impossibile. Ma ragionare con i ragazzi si può. Occorre fargli capire che, se diventano dipendenti dalla pornografia, non gusteranno più il rapporto vero con una donna come prima, saranno schiavi di immagini false e amplificate, che vedono la donna come oggetto e riducono l'uomo a uno strumento per prestazioni sempre più elevate.
Il problema è che alla pornografia ormai accedono anche i genitori di questi ragazzi. E spesso l’esempio sbagliato viene proprio da loro. Bisogna parlare francamente di queste cose con i figli, dialogare e spiegare che la realtà è più eccitante di un video. Che la depressione a cui vanno incontro è peggio del rifiuto di una donna. Un rifiuto si supera, una dipendenza malata no.
Si tratta di salute prima di tutto e i ragazzi lo devono sapere.