21/03/2025 di Luca Marcolivio

UE. Ritirata la direttiva sulla “Parità”, che favoriva mondo Lgbt. Ecco cos’era

I tempi, almeno pare, stanno cambiando. Persino nella progressista Unione Europea. Una delle ultime misure della Commissione Europea, infatti, è stato il ritiro della Direttiva sulla parità di Trattamento (ETD) che prevedeva l’«attuazione del principio di parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla religione o dal credo, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale». Eliminando tale direttiva dal suo programma di lavoro, la Commissione ha riferito che «la proposta è bloccata e sono improbabili ulteriori progressi».

Cosa prevedeva la Direttiva

Ma di cosa stiamo parlando? Cosa prevedeva questa Direttiva e perché, nonostante parlasse di “parità di trattamento”, il suo ritiro è un bene? Intento dell’ETD era quello di porre fine alle discriminazioni nei confronti dei fornitori di servizi, per motivi di religione, coscienza, età e nazionalità. Fin qui, dunque, nulla da eccepire, se non fosse che negli anni i diktat Lgbtqia+ hanno portato a mettere nel calderone anche motivazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Il risultato era dunque - per fare degli esempi tanto semplici quanto eloquenti - che fotografi o i pasticceri con proprie convinzioni religiose non avrebbero potuto rifiutare di contribuire, con i loro servizi, a matrimoni tra persone dello stesso sesso o ad altri eventi che avrebbero potuto mettere in crisi la loro coscienza e la fedeltà ai propri principi. Avanzata dalla Commissione Europea già nel 2008, in origine la Direttiva, appunto, riguardava le discriminazioni solo sulla base della disabilità. Sotto pressione delle lobby Lgbt, come detto, è stato inserito nella proposta anche l’orientamento sessuale. Ciononostante, i negoziati in consiglio si sono rivelati lenti e complessi a causa di preoccupazioni sulla sussidiarietà e la mancanza di garanzie.

La veemente reazione Lgbt

Grazie anche all’impegno di associazioni come Alliance Defending Freedom (Adf), che ne ha smascherato tutte le disfunzionalità e le forzature legali, la Direttiva ETD è stata ritirata. Con vistoso disappunto delle comunità Lgbt, come Ilga Europe, che ha reagito con veemenza, afferma che la decisione della Commissione «mina gravemente l’impegno dell’UE a costruire un’Unione dell’uguaglianza in un momento in cui le comunità emarginate richiedono una protezione maggiore che mai. Il ritiro della direttiva proposta». Secondo l’associazione arcobaleno, addirittura questo ritiro lascerebbe «una lacuna evidente nella legislazione dell'UE, non riuscendo a proteggere i giovani, gli anziani, le persone Lgbtiq+, le persone con disabilità o coloro che subiscono discriminazioni basate sulla religione o sulle convinzioni personali nell'accesso a beni e servizi, alloggi, assistenza sanitaria, protezione sociale o istruzione». Ritirando la direttiva Etd, la Commissione Europea – secondo Ilga – trasmetterebbe dunque un «messaggio sbagliato», andando «contro i valori fondamentali dell’UE sanciti nei suoi trattati» e ignorando «il sostegno del Parlamento europeo, della società civile, degli organismi per l’uguaglianza e delle organizzazioni internazionali». Così facendo, la Commissione minerebbe addirittura «la credibilità dell'UE come leader mondiale nei diritti umani»

Il vento sta cambiando?

Dunque sembra davvero che la rotta europea - nonostante ci sia sempre una maggioranza europarlamentare più progressista che conservatrice - stia cambiando. Un cambiamento, in positivo, che però possiamo associare ad un più profondo e più diffuso mutamento del sentimento popolare e politico che attraversa oggi l’Europa. Negli ultimi anni, infatti, sotto la spinta di lobby Lgbt, ideologie woke e derive del politicamente corretto, si è assistito a un attacco sistematico alle libertà: quella di pensiero, di espressione, di educazione e di coscienza. Una pressione che ha generato una crescente e positiva reazione in molti Paesi europei, dove sempre più cittadini chiedono di essere ascoltati e rispettati, senza dover piegarsi a imposizioni ideologiche mascherate da diritti. Prova ne sono state molte elezioni politiche a livello nazionale - come in Italia nel 2022 - ma anche nella stessa Europa lo scorso giugno. In generale questo ha portato anche a un cambiamento all’interno della stessa Commissione che, essendo formata da un esponente di ogni Stato, riflette di conseguenza le varie tendenze politiche dei singoli Paesi. Oggi, quindi, sembra che il quadro politico si stia evolvendo in meglio e il ritiro di questa Direttiva potrebbe essere una prima prova, nonostante ci sia sicuramente ancora tantissima strada da fare.

L’attivismo pro life e pro family in Europa

L’accantonamento della Direttiva ETD è quindi e sicuramente un atto politico della Commissione Europea ma è anche il frutto dell’attivismo di organizzazioni come la già citata Adf. Va comunque ricordato che, da sempre, in sede europea, anche Pro Vita & Famiglia è stata attiva ed è attiva su più fronti, pur non avendo avuto nessun ruolo per quanto riguarda il ritiro di questa Direttiva. In altri contesti, invece, ricordiamo il Manifesto elettorale fatto firmare a decine di candidati pro-life nel 2019 e soprattutto nel 2024, con la conseguente elezioni di ben 20 eurodeputati sottoscrittori. A ciò si è aggiunta l’inaugurazione del Dipartimento UE e la messa in cantiere di una rete di organizzazioni ed eurodeputati a difesa dei valori della vita e della famiglia. A testimonianza e conferma del fatto che il cambiamento non parte solo dalla politica ma anche e soprattutto dalla società civile e dall’associazionismo e che, facendo rete e pungolando le istituzioni, la deriva antropologica è tutt’altro che inarrestabile.

 

 

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