Auguri mamma, evviva mamma. Un 13 maggio infiorettato da messaggi smielati come se piovesse.
Guardiamoci intorno, ed una buona volta smettiamola di nasconderci dietro ad un dito, non mi sembra che mamma sia sempre sinonimo di gioia, amore, sicurezza, cura, attenzione e tutto ciò che dovrebbe essere.
Non dimentichiamo che esiste un numero sorprendente di mancati “inneggiatori” che con l’aborto sono stati silenziati prima di poter battere ciglio.
Come poter includere tutte le donne che, loro malgrado per una lunga serie di ragioni che non sto qui a sviscerare o enumerare, devono dare in prestito una parte di loro stesse per ospitare, fino alla nascita e non oltre questo tempo limite, “qualcuno” che si inserisce nel nuovo mercato: «Io pago, ho tutti i diritti e tutte le ragioni».
Auguri mamma, evviva mamma.
Vorrei poter augurare veramente un buona festa a tutte le donne.
Non commerciale con vendita di dolci, fiori e cuori, ma festa della consapevolezza della grandezza assoluta di poter dare la vita e di accudirla fino a quando sarà necessario.
Ecco, in questo caso buona festa della mamma. Altrimenti buona festa del diabete, del portafoglio, del fioraio, delle parole.
Patrizia Rodi Morabito