02/10/2024 di Redazione

Perché i bagni neutri al liceo di Trieste sono ancor più pericolosi di quanto visto finora. . . e sono illegali

Dopo Pordenone e tanti altri esempi disseminati in tutta Italia, dove nei mesi scorsi alcuni istituti si sono dotati di bagni gender innescando una scia di polemiche, in Friuli Venezia Giulia un’altra città diventa avamposto della fluidità sessuale. Parliamo di Trieste e nella fattispecie del liceo scientifico Galilei che vanta più di quaranta classi e quasi mille alunni.

La proposta è stata portata avanti dalla dirigente Claudia Virili e riguarderà, almeno inizialmente, un piano dell’edificio, utilizzato come sperimentazione del servizio “arcobaleno”. Ma con una novità inquietante rispetto agli altri casi – sempre gravi e pericolosi – di bagni gender nelle scuole di tutta Italia: ovvero che non ci saranno più anche i classici bagni solo per maschi e solo per femmine, ma solo ed esclusivamente quelli “no-gender”.

Tanto inquietante che anche la stessa dirigente si è tutelata, portando le mani avanti, parlando di «eventuale dialogo anche con i ragazzi della scuola», in particolar modo con le ragazze, per capire se effettivamente l’iniziativa possa arrecare loro qualche disagio.

Al di là della retorica spiccia, scelte di questo tipo rientrano di fatto nei diktat del pensiero unico dominante che, con la scusa di diritti e dell’inclusione a tutti i costi, scavalca il buonsenso e la civiltà finendo per imporsi nella vita dei giovanissimi. Sono molte, infatti, le criticità che queste ideologie innescano nei teenager.

Ad esempio, permettere una tale promiscuità all’interno di un edificio scolastico frequentato da adolescenti può portare a situazioni spiacevoli, anche fisicamente. Nessuna privacy, nessun rispetto dell’intimità altrui, e libertà di ogni tipo non garantiscono quella riservatezza, quella sicurezza (soprattutto per le ragazze), quell’educazione al rispetto della sensibilità e della fisicità dell’altro sesso, innescando anche, appunto, occasioni di incontri per nulla vissuti nel rispetto della persona e del luogo che si sta frequentando. Finendo per diventare anche pericolosi.

Non solo: l’aspetto più ideologico è che queste iniziative, al pari dell’illegale e altrettanto pericolosa Carriera Alias e dei progetti gender, rappresentano un indottrinamento arcobaleno vero proprio, aprendo appunto alla fluidità sessuale e a quell’indifferentismo sessuale con cui il mainstream riempie la testa dei nostri ragazzi.

Senza la netta distinzione tra l’uomo e la donna e senza il dovuto rispetto all’altro, che si dovrebbe porre di norma, figurarsi in momenti così privati, si rischia di non percepire le differenze sostanziali, le ricchezze e le esigenze imprescindibili dei due sessi, arrivando a mescolare le carte in tavola in una confusione senza pari portando alcuni a compiere magari scelte di cui poi potrebbero pentirsi, come la transizione di genere.

I ragazzi giustamente devono essere chiamati in causa ma non possono essere l’unico interlocutore. La moda gender in sé, infatti, che molti personaggi della musica e dello spettacolo e dei social portano avanti, soprattutto per ragioni di business, rischia di aver già pesantemente condizionato le loro scelte. Occorre porre un freno ad una deriva che rischia di diventare molto pericolosa per la loro corretta crescita. Una crescita che deve avvenire con punti fermi, piuttosto che con condizionamenti caotici.

Ci si chiede, dunque, se davvero c’è bisogno di arrivare a questo nelle scuole. A chi giova? E’, tra l’altro, un pericolo già visto in alcuni Paesi dell’Europa dove, per altro, si stanno rapidamente ridimensionando queste stesse iniziative LGBT per salvaguardare la salute degli adolescenti che si sono fatti troppo presto convincere dalla propaganda.

In tutto ciò, però, c'è anche un altro aspetto rilevante. La proposta di Trieste è illegale! Ebbene sì perché la normativa sull’edilizia scolastica parla chiaro: i bagni «devono essere separati per sesso» (come recita appunto il DM 18 dicembre 1974, 3.9.1). Avere in un istituto scolastico esclusivamente bagni neutri è dunque assolutamente illegale. Per questo motivo, per aggirare i limiti posti dalla legge, ci si appella di frequente all’autonomia scolastica per istituire servizi igienici no-gender accanto a quelli maschili, femminili e per studenti con disabilità.

Al di là della legge resta il fatto - come detto - che i bagni genderless sono immorali e pericolosi anzitutto perché, per quanto ci si sforzi in tutti i modi di assomigliare all’altro sesso, si è sempre o maschi o femmine. Una simile istituzione contribuirebbe soltanto alla manipolazione ideologica delle giovani menti di adolescenti in formazione, avallando la menzogna culturale che si possa essere anche “altro” rispetto alla propria identità biologica.

 

a cura di Gloria Callarelli e Fabio Piemonte

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