Anche in Spagna i bambini transgender sono destinati a moltiplicarsi in modo esponenziale, come già è avvenuto nel Regno Unito.
La Nuova Bussola Quotidiana ci ha informato, infatti, che una deputata spagnola ha gioiosamente annunciato l’approvazione di una “Legge di identità ed espressione di genere e uguaglianza sociale e di non discriminazione”. Leggiamo le sue parole: “Da oggi ci saranno bambini con vagina e bambine con il pene”. Commenta La Nuova Bussola: “Un testo totalitario che mette sotto i piedi la natura dell’essere umano e predispone un ostacolo insuperabile per la libertà dei genitori e la sicurezza giuridica.”
Al di là e al di sopra di qualsiasi dato fisico o biologico, l’autodeterminazione del sesso (o, meglio, del genere) per questa legge è un diritto fondamentale.
Nelle scuole madrilene si predisporranno “le risorse educative e psicologiche necessarie per l’individuazione tempestiva di quelle persone in età infantile scolare che possano essere avviate a un processo di manifestazione della propria identità di genere al fine di elaborare un possibile piano di azione per l’integrazione dell’alunno nella scuola”.
“Si fornirà una terapia ormonale ai bambini che manifestino dubbi sulla propria identità”... e un trattamento ormonale incrociato (ormoni maschili alle bimbe che si sentano bambini e viceversa) anche contro la volontà dei rispettivi genitori“.
Il bambin* si potrà vestire da maschio o da femmina secondo il suo desiderio e avrà il diritto di essere chiamato con il nome che più gli è congeniale.
Ovviamente in ogni contesto comunitario (spazi sanitari, sportivi ed educativi) un bambino potrà accedere nei locali adibiti per le bambine (e viceversa), tipo toilettes o spogliatoi: è sufficiente che “si senta donna”.
Non solo: va sottolineato che, nel Parlamento della regione di Madrid, nessuno si è opposto con il suo voto ad un’aberrazione giuridica di questo tenore. Né alcuna autorità civile o religiosa ha criticato tale legge, follemente distruttiva per la salute psicofisica dei ragazzini, ma anche spudoratamente illiberale.
Evidentemente, in quel di Madrid hanno anche perso quel minimo buon senso che – a prescindere dalla “scienza” – la natura fornisce ai più...
Evidentemente, non hanno letto gli appelli degli scienziati che ancora sono degni di questo nome, e che non sono completamente accecati dall’ideologia gender, che hanno denunciato l’assurda pericolosità di questi atteggiamenti politici.
Per esempio, l’appello postato sul sito web dell’ACP a firma di Michelle A. Cretella, Presidente dell’American College dei Pediatri; di Quentin Van Meter, Vice Presidente, Pediatra Endocrinologo; e di Paul McHugh, Professore di psichiatria presso la Johns Hopkins Medical School e primario emerito presso il Johns Hopkins Hospital.
Un appello agli educatori e ai legislatori affinché si oppongano decisamente a tutte le politiche e le pratiche che inducono i bambini ad accettare come normale una vita in cui, con mezzi chimici o chirurgici, si impersonifichi il sesso opposto al dato assegnato dalla natura alla nascita.
I fatti – non l’ideologia – determinano la realtà.
1. La sessualità umana è un tratto biologico binario: “XY” e “XX” sono marcatori genetici – marcatori genetici, non una “malattia”. La natura progetta l’essere umano maschio o femmina, con lo scopo evidente della riproduzione della specie.
I disturbi della differenziazione sessuale (DSD) – inclusa, per esempio, la femminilizzazione testicolare, o l’iperplasia surrenalica congenita – sono deviazioni dalla norma medicalmente identificabili, estremamente rare, per fortuna, e sono giustamente riconosciute come patologie: gli individui con DSD non costituiscono un terzo sesso.
2. Nessuno nasce con un “genere”. Ognuno nasce con un sesso biologico. Il genere (cioè la consapevolezza e il senso di sé come maschio o femmina) è un concetto sociologico e psicologico che si sviluppa nel tempo e, come tutti i processi di sviluppo, può essere deviato da percezioni soggettive di un bambino, determinate dalle relazioni e dalle esperienze negative o traumatiche. Le persone che si identificano in un genere opposto al dato biologico o in una “via di mezzo” non costituiscono un terzo sesso. Rimangono uomini o donne biologicamente parlando.
3. La convinzione di una persona che lui o lei è qualcosa che non è, nella migliore delle ipotesi è segno di confusione mentale. Quando un ragazzo biologicamente sano crede di essere una ragazza (o viceversa) egli ha un problema psicologico, che sta nella mente, non nel corpo e dovrebbe essere trattato come tale. Queste persone soffrono di disforia di genere (GD), ovvero Disturbo dell’Identità di Genere (DIG), un disturbo mentale riconosciuto nella più recente edizione del Manuale Diagnostico e Statistico della American Psychiatric Association (DSM-V). Le teorie delle psicodinamiche e sociali della GD / GID non sono mai state smentite.
4. La pubertà non è una malattia e gli ormoni che bloccano la pubertà possono essere molto pericolosi. Reversibile o meno che sia il blocco, gli ormoni bloccanti inducono uno stato patologico, cioè l’assenza di pubertà e inibiscono la crescita e la fertilità in un bambino in precedenza biologicamente sano.
5. Secondo il DSM-V, il 98% dei ragazzi sessualmente confusi e l’88% delle ragazze accettano il loro sesso biologico spontaneamente dopo essere passati naturalmente attraverso la pubertà.
6. Gli ormoni bloccanti la pubertà e gli ormoni del sesso opposto, che si prendono nella tarda adolescenza, sono associati ad alti rischi come per esempio ipertensione, ischemia, ictus e cancro.
7. I tassi di suicidio tra gli adulti che fanno uso di ormoni per “cambiare” sesso sottoposti a chirurgia sono venti volte più alti che quelli tra le altre persone. Anche in un Paese come la Svezia, che è tra i più friendly al mondo nei confronti delle politiche pro LGBQT.
8. Far credere ai ragazzini che possono vivere una vita intera nei panni di una persona del sesso opposto è una grave forma di abuso sui minori. Le politiche in tal senso, tramite l’istruzione pubblica e le leggi, riusciranno solo a confondere bambini e genitori, e ad aumentare il numero di quelli che ricorreranno alle cure ormonali e alla chirurgia mutilante: per loro rischi fisici e psichici anche mortali, per le industrie farmaceutiche e le cliniche, un mare di profitti.
Nota: Gli studiosi citati in questo articolo riportano una serie di articoli scientifici e documenti tecnici sui quali basano le conclusioni qui riassunte. Chi fosse interessato a un approfondimento della materia può cliccare qua.
Francesca Romana Poleggi