Agli atleti in transizione di genere piace vincere facile. E in effetti continuano a collezionare record nello sport in competizioni femminili, chiaramente a discapito del gentil sesso. È quanto accaduto infatti negli USA in recenti gare di nuoto e basket di livello agonistico.
Nel New Jersey Cortez-Fields, un uomo sedicente donna del Ramapo College, ha battuto per la seconda volta in tre mesi il record precedentemente conseguito da una ragazza, vincendo la gara di nuoto delle 200 iarde (l’equivalente di circa 200 metri) misti con un tempo di 2 minuti e 8 secondi in una competizione femminile. Lo stesso studente a novembre aveva già vinto il primo posto, battendo il record scolastico nelle 100 iarde in stile farfalla con un tempo di poco più di 57 secondi.
Naturalmente non sono mancate le polemiche. L’ex campionessa di nuoto NCAA e sostenitrice dello sport femminile Riley Gaines ha criticato pubblicamente la scuola per aver consentito al nuotatore di competere come donna. Nel constatare con amarezza come ormai le regole sportive siano disapplicate, la stessa Gaines ha espressamente manifestato il proprio disappunto anche su X qualche giorno fa: «Il nuotatore del Ramapo College stabilisce un altro record scolastico nella gara femminile. Ora raccontami ancora i passi avanti che le donne compiono se la società applaude un uomo per averci spinto giù dal nostro podio».
Allo stesso modo sempre negli USA una partita di basket femminile è stata interrotta perché tre giovani giocatrici della KIPP Academy sono state ferite durante la gara da un giocatore maschio (autopercepito donna), alto un metro e ottanta e con tanto di barba. Per cui, dopo appena sedici minuti dal fischio d’inizio, l’allenatore Kyle Pelczar ha deciso fosse opportuno e preferibile abbandonare la gara, viste le conseguenze dei contrasti fisici impari col giovane atleta.
Tali episodi di cronaca mostrano come nel mondo dello sport le atlete ritengano giustamente iniqua e inaccettabile l’intromissione nelle loro fila di atleti in transizione di genere e, non accettando tale discriminazione, sono pronte a combattere per veder riconosciuti e tutelati i propri diritti.