Un instant novel dai contenuti dirompenti. La narrativa distopica non ha mai prodotto opere italiane di rilievo, pertanto il debutto narrativo di Federico Cenci va a colmare questo vuoto. Scritto nel giro di poche settimane durante i mesi del lockdown, Berlino Est 2.0. Appunti tra distopia e realtà (Eclettica, 2020) prende forma in un avvincente mosaico di suggestioni, ispirate, da un lato, a un viaggio a Berlino, compiuto dall’autore lo scorso autunno, per un’inchiesta sul trentennale del crollo del Muro, dall’altro, agli sconvolgimenti e alle inquietudini palesatisi durante la quarantena da coronavirus.
Ne è scaturito un romanzo breve in forma di diario dai toni orwelliani, in cui Berlino Est diventa un non-luogo, metafora di una condizione universale di alienazione e solitudine, generata da una dittatura tecnocratica che, con la scusa di un evento bellico, ha cancellato tutte le libertà dei cittadini.
Al punto che ormai ogni berlinese è costretto a vivere una perenne quarantena, nell’isolamento più totale e bombardato da un’ininterrotta propaganda di regime. Quasi nessuno ormai lavora più e la stragrande maggioranza della popolazione è divenuta percettrice del RDFP (Reddito di Fedeltà al Mega Partito), sotto lo sguardo vigile dell’UCON (Unità di Contrasto alle Opinioni Non Allineate). Da qualche anno, il regime riesce a controllare le persone finanche all’interno delle loro abitazioni, attraverso droni e cellulari di ultima generazione che, potendo ricaricarsi da sé, non si spengono mai, forse riuscendo a manipolare il pensiero dei loro utenti persino nel sonno.
L’unica “ora d’aria” è consentita per l’acquisto di generi alimentari in un raggio non superiore ai 300 metri dalla propria abitazione: praticamente impossibile sgarrare, essendo ormai di uso universale la tracciabilità sui cellulari. Persino durante quelle brevi uscite, comunque, le conversazioni vengono severamente scoraggiate dalle Sentinelle Civiche del Web, gruppi di delatori che hanno ceduto all’indottrinamento di massa, rendendosi complici del clima di terrore e di disumanizzazione galoppante.
Il romanzo di Cenci non fa riferimento ad alcuna emergenza sanitaria, eppure molti degli episodi di Berlino Est 2.0 presentano inquietanti analogie con quanto gli italiani (e non solo) hanno vissuto dai primi marzo a oggi. Le vicende sono chiaramente frutto di fantasia eppure, in maniera neanche troppo implicita, vi si può leggere una critica alle ideologie transumaniste odierne; a partire dall’ecologismo, in nome del quale, nel romanzo, le persone sono state sostanzialmente private dell’automobile, che il Mega Partito vede come potenziale strumento di fuga e di libertà. Le vecchie droghe chimiche sono state rimpiazzate da nuove speciali “droghe digitali”, potentissime, assolutamente legali e, soprattutto, utili a spegnere ogni forma di vitalità e spirito critico.
Non mancano allusioni a personaggi realmente esistenti: nello speculatore-filantropo Sean Saurov, che, prima del golpe, si batteva per i “diritti civili”, poi è diventato il principale fiancheggiatore del Megapartito, è facile riconoscere il profilo del finanziere ebreo ungherese George Soros. L’autore non risparmia nemmeno una sferzata ai comici e agli attori che sfruttano i loro talenti scenici per diventare i giullari del pensiero unico.
Nella nuova Berlino Est “distopizzata”, l’isolamento forzato ha completamente liquefatto i rapporti umani, relazioni erotico-affettive comprese. Dell’amore, del matrimonio e della famiglia se ne può ormai fare a meno, dal momento in cui il Mega Partito ha reso sostanzialmente obbligatoria la fecondazione artificiale, attraverso appositi kit, con cui le candidate possono praticarsi l’auto-inseminazione. I donatori di sperma, ovviamente, sono acclamati dal regime come eroi nazionali del distanziamento sociale, mentre i bambini, inutile dirlo, sono diventati cavie dell’educazione neo-totalitaria, targata Mega Partito.
Le plumbee ed apocalittiche atmosfere che fanno da sfondo al romanzo, non riescono spegnere il fuoco della nostalgia di libertà del protagonista-narratore. Spianando così la strada ad un finale “aperto” e sorprendente. Sarebbe riduttivo etichettare Berlino Est 2.0 come una pura fiction a sfondo fantapolitico: tra le righe del romanzo di Cenci si leggono in filigrana tutte le problematiche del futuro ormai prossimo, dalla biopolitica alla dittatura sanitaria, fino all’affermazione del Grande Fratello di orwelliana memoria. Un’opera prima che farà molto riflettere e anche discutere.