Bibbiano continua. Nonostante i grandi media, con poche eccezioni, stiano silenziando tutto lo scandalo della Val d’Enza, il lavoro degli inquirenti continua, portando a galla nuovi sconvolgenti particolari.
E’ per esempio di questi giorni la notizia, riportata dal Fatto Quotidiano, di nuovi atti dell’inchiesta da cui emergono particolari che danno i brividi, con testimoni che hanno spiegato come gli ex responsabili dei servizi sociali avessero raccontato loro di «omicidi» rituali e cannibalismo per facilitare gli affidi. Non solo. Nello specifico, questi testimoni hanno rivelato di aver sentito parlare di una complessa rete di personaggi - magistrati, personale delle forze d’ordine, professionisti del settore - tutti legati a una rete di pedofili, satanisti e cannibali che operava per togliere i bambini ai genitori e poi abusarli. Forse addirittura sacrificarli.
Naturalmente, si tratta di piste investigative tutte ancora da verificare. Ma proprio per questo è necessario che sui fatti della Val d’Enza l’attenzione rimanga alta, in una fase politica in cui, invece, spinte molto forti portano a distoglierla altrove. Sempre sul Fatto Quotidiano – testata non sospettabile di simpatie cattoliche – l’opinionista Selvaggia Lucarelli è intervenuta in questi giorni per tirare le orecchie a chi vorrebbe insabbiare i fatti di Bibbiano, scrivendo che ci si trova dinnanzi ad un fenomeno reale, ad «una verità complessa di cui ormai si parla poco, male, a singhiozzo».
C’è insomma una parte del sistema mediatico che, coraggiosamente, chiede che delle ombre emiliano romagnole sul sistema degli affidi si continui a parlare. Ma è minoritaria. Molti giornalisti, politici e movimenti – lo stesso movimento delle “Sardine”, per stare all’attualità – chiedono infatti a gran voce che di Bibbiano non si parli più, spiegando che non è accaduto nulla di grave e che la stessa magistratura lo ha accertato. Tuttavia la realtà è un’altra, come dimostrano le nuove rivelazioni dei testimoni di cui si diceva poc’anzi. E nella medesima direzione va lo stesso intervento di ottobre del Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro, intervento spesso citato come prova dell’inconsistenza dello scandalo Bibbiano: peccato che il dottor Spadaro abbia, quel giorno, dichiarato: «Se vi sono state mele marce che hanno tentato di frodarci processualmente devono essere giudicate dalla magistratura e punite in maniera severa». Ora, come si può - davanti a quel «se vi sono state mele marce» - gridare al falso allarme? Com’è possibile affermare che lo scandalo di Bibbiano si sia «sgonfiato»? Non è affatto così.
Tanto è vero che si sta ancora indagando. Non solo. Sempre nel mese di ottobre, da uno sviluppo dell’indagine di Procura e carabinieri, è derivata l’indagine – per depistaggio – a carico di una funzionaria del Comune di Reggio Emilia. La donna, impegnata nel settore Politiche familiari, è infatti ora indagata nell’ambito dell’inchiesta “Angeli & Demoni” sugli affidi. E ancora il 20 ottobre Il Resto del Carlino riportava il caso di un padre, che si dichiara falsamente accusato di abusi sessuali («senza riscontri», denuncia lui), il quale da 5 anni non ha più notizie della figlia.
Tutto questo per ribadire che sulla Val d’Enza rimane ancora tanto, anzi tantissimo da chiarire. E i nuovi atti dell’inchiesta riportati dal Fatto Quotidiano tutto lasciano trasparire fuorché uno scenario sul punto di rasserenarsi. Anzi, la sensazione è che molto, delle distorsioni del sistema degli affidi, debba ancora essere compreso. Sempre che si abbia, come si spera, il coraggio investigativo di andare fino in fondo.
di Giuliano Guzzo