24/02/2025

Culle per la Vita e Parto Anonimo: urge una legge (e ben fatta)

Il compianto Giuseppe Garrone, co-fondatore di SOS Vita e del Progetto Gemma, nel 1992, ideò i “Cassonetti per la vita”, poi ribattezzati “Culle per la vita”. Come le antiche ruote degli esposti, questi hanno consentito di salvare neonati indesiderati grazie al pieno anonimato. I bambini sono protetti, sicuri, al caldo. Le postazioni sono vigiliate 24 ore su 24 e forniscono immediatamente assistenza di personale sanitario qualificato.

Oggi, in Italia esistono una sessantina di Culle per la vita, dislocate in quasi tutte le regioni, gestite da diverse organizzazioni, istituzioni civili e religiose o di volontariato. Il terzo settore e il volontariato hanno fatto miracoli, ma la «tutela della vita fin dal suo inizio», come dice la Legge, non può essere delegata unicamente al terzo settore: è anche compito delle istituzioni socio-sanitarie e di tutte le istituzioni.

La rete delle Culle per la Vita è irrinunciabile, ma è necessario consolidare questa realtà, estenderla capillarmente su tutto il territorio nazionale integrandola nel Sistema Sanitario Nazionale. È importante che le Culle siano disponibili in ogni punto nascita. 

Il volontariato non deve temere di evolvere, pur continuando a gestire direttamente le numerose Culle per la Vita esistenti, devono sorgere Culle per la Vita in tutti gli ospedali. Sarà sempre più necessaria l’attività culturale che il volontariato pro vita continuerà a svolgere, perché è insostituibile la sua capacità nel lanciare messaggi di speranza, nell’intessere rapporti umani con le madri in difficoltà e nel proporre loro soluzioni alternative all’aborto e alla soppressione di vita umana, non lasciando solo nessuno.

I troppo frequenti e tragici episodi di cronaca (infanticidi, ritrovamento di bambini tra i rifiuti e il malfunzionamento della Culla per la Vita di Bari) costringono il mondo politico e il legislatore ad intervenire. E la realtà purtroppo supera gli episodi di cronaca, perché gli infanticidi sono per loro natura occulti e raramente vengono alla luce. Un neonato non registrato in Comune non esiste per la collettività e non lascia traccia nel momento in cui scompare.
 

Almeno dal 2007 e fino ad oggi, in Parlamento sono state depositate numerose proposte di legge, mai calendarizzate, né prese in considerazione. Eppure tali proposte erano minimali, assolutamente non impegnative. Noi le consideriamo totalmente insufficienti.

Oggi,  la scelta è tra una buona legge che promuova la vita, la tuteli, la garantisca e offra nuove possibilità, in una cultura aperta alla Vita, e una legge di compromesso, che semplicemente cerchi di evitare nuovi futuri scandali.

Una buona Legge deve vertere su quattro punti, ciascuno irrinunciabile nella sua essenza. Nel secondo caso, una legge di compromesso, andrebbe a ricalcare le vecchie proposte di legge depositate, che semplicemente definiscono lo strumento e prevedono controlli che scongiurino il malfunzionamento delle Culle per la Vita: un approccio di "contenimento" garantisce l'esistente, la gestione delle Culle per la Vita attuali e di chi lodevolmente le ha promosse, ma non promuove con forza la Cultura della Vita anche all'interno delle istituzioni. 
 

Un approccio "espansivo",  invece, prevede la presenza delle Culle per la Vita in ogni punto nascita.
 

Sempre nell'ottica del "contenimento" si inserisce chi rifiuta esplicitamente che lo strumento venga chiamato "Culla per la Vita", ma reclama come unica terminologia accettabile quella di "Culle termiche", in quanto linguaggio asettico, non valoriale, meramente tecnicistico e non evocativo di valori profondi.

Dal 2023 l’Associazione "Vita in una Culla", per tendere una mano alle adolescenti, alle donne, alle coppie in difficoltà e offrire un'alternativa all’aborto e all’infanticidio, ha elaborato una proposta di legge che prevede:
- la definizione dello strumento Culla per la Vita e la sua equiparazione al Parto anonimo.
- che ogni punto nascita disponga di una Culla per la Vita, per evitare che i bambini indesiderati finiscano nei cassonetti delle immondizie o siano nascostamente sotterrati.
- che in ogni punto nascita operi un'equipe multiprofessionale per accogliere e accompagnare la donna che desideri partorire in anonimato.
- che Stato, Regioni ed Enti locali siano tenuti ad informare in modo adeguato e continuo dell’esistenza delle Culle per la Vita e della possibilità di partorire in ospedale lasciando il bambino in stato di adottabilità.

Tutto questo riguarda la difesa della dignità del bambino e della madre, che - nonostante mille difficoltà - ha il coraggio di portare avanti la gravidanza e intende affidare la vita del figlio, che non può tenere, alla solidarietà sociale e in particolare a una delle innumerevoli coppie idonee all’adozione che sono in lista d’attesa. Ricordiamo che la Costituzione richiede a tutti l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale: questo fa di un gruppo di individui una società umana e democratica. La legge 194/78, inoltre, esplicita, essa stessa, la necessità di offrire alternative all’aborto e sia le Culle per la Vita, che il Parto anonimo, assolvono a questa funzione. Le Culle per la Vita e il Parto anonimo, inoltre, salvano le madri che non possono tenersi il figlio, dalle conseguenze fisiche e psichiche dell’aborto e soprattutto dalla sindrome post abortiva.

La legge proposta dall’Associazione “Vita in una Culla” è quindi una legge “espansiva", una legge che promuove la Vita e la Cultura della Vita e che non si limita a garantire lo statu quo, ma progetta un sistema che veramente offra a tutte le donne e le coppie in difficoltà, un'alternativa di speranza e vita. Un sistema che promuove la Vita ed è solidale con tutti, nessuno escluso. È profondo il riconoscimento di chi fino ad oggi ha gettato il cuore oltre l'ostacolo ed ha rischiato, si è talvolta compromesso, pur di offrire un'alternativa altrimenti impossibile. Tuttavia, non bastano più i testimoni da ammiarare: le Culle per la Vita e il Parto anonimo devono divenire la normalità, devono essere strumenti accessibili a tutti coloro che altrimenti si troverebbero nella disperazione.

A tutt’oggi, non c’è alcuna definizione di Culla per la Vita e non sono nemmeno definiti obblighi di controllo da parte delle autorità sanitarie. Ciò comporta che possano esserci Culle per la Vita non perfettamente funzionanti, oppure potrebbero esserci addirittura “finte” Culle per la Vita gestite da trafficanti senza scrupoli. L'attuale situazione mette a rischio la vita dei bambini e la credibilità dell'intero prezioso sistema.

I parti anonimi in Italia, per nulla pubblicizzati, rappresentano lo 0,7 per mille dei parti, quasi uno su mille: circa 300 bimbi ogni anno nascono con parto anonimo. Ma troppo spesso quando il personale sanitario non è adeguatamente informato e preparato, rischia di essere respingente, mentre dovrebbe essere addestrato per rendere il parto anonimo meno problematico possibile, sostenendo la madre in quella scelta certamente non facile e dolorosa, accogliendola e accompagnandola, in collaborazione anche con il volontariato.

Il sistema delle Culle per la Vita e la possibilità del Parto anonimo devono essere adeguatamente pubblicizzati, se si vuole che realmente funzionino e siano un'alternativa alla disperazione. Lo Stato potrebbe e dovrebbe informare attraverso  i media e il web su quali e dove sono le Culle per la Vita certificate e garantite.  Lo Stato dovrebbe potenziare il numero verde di pronto intervento (SOS Vita), per fornire informazioni affidabili e certe a chi si trova in emergenza. Sempre lo Stato, dovrebbe condurre campagne informative sui mezzi di comunicazione sociale, sulle TV, sui vari media: Pubblicità progresso, campagne del Ministero della Salute o della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'istituzione di una Giornata nazionale della Vita nascente... 
 

Le Regioni dovrebbero attivare dei protocolli condivisi nei punti nascita, che definiscano con chiarezza compiti e funzioni del personale sanitario e socio-sanitario dei punti nascita. Deve essere coinvolto tutto il sistema sanitario, la rete dei medici di base, dei ginecologi, dei consultori, dei centri per le famiglie. Analogo discorso si può replicare per gli Enti Locali tutti. Tra le innumerevoli campagne e affissioni cartellonistiche sui più disparati temi civili e sociali, si dovrebbe inserire anche questo tema.

Infine, importante è che il tema sia rivolto alla generalità dell'Opinione pubblica, evitando accuratamente di targhettizzarlo eccessivamente o dedicarlo a categorie svantaggiate, socialmente o economicamente. Infatti, il tema riguarda i ricchi come i poveri, gli italiani come gli stranieri, i giovani come i meno giovani. Associare il messaggio ad una categoria specifica, significherebbe declassare il messaggio e ghettizzarlo, continuando ad escludere tanti che hanno necessità di ricevere  speranza.

Ci lamentiamo che nascono pochi bambini: evitiamo che muoiano quelli abbandonati.

Emiliano Zasa
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