Dalla valanga di orrori che sembra caratterizzare con sempre maggiore chiarezza il caso Bibbiano, ultimamente emerge un nuovo parossistico “particolare”: Claudio Foti, lo psicoterapeuta della onlus Hansel e Gretel, e noto professionista del settore, sarebbe in realtà laureato in Lettere. A rivelarlo in esclusiva è Affari Italiani, che riporta il curriculum di Foti pubblicato in rete dall’Azienda sanitaria Ulss 9 Scaligera di Verona e dall’ospedale infantile Burlo di Trieste. Lo psicoterapeuta, infatti, si sarebbe laureato in lettere all’Università di Torino nel 1978 in otto anni. Dopo la laurea avrebbe partecipato a «maratone e gruppi di psicodramma» e avrebbe all’attivo un «tirocinio in qualità di psicologo» svolto presso il «servizio di Neuorpsichiatria infantile dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara».
E nel suo curriculum come qualifica professionale c’è scritto proprio “psicodrammatista”. Sembra incredibile che un laureato in Lettere possa aver avuto accesso a tirocini, svolti regolarmente in una struttura ospedaliera, grazie al semplice titolo di “psicodrammatista”. In realtà l’Ordine degli Psicologi del Piemonte, contattato da Affari Italiani, ha spiegato che Foti «è iscritto come articolo 32, della legge n. 56 del 1989».
Ovvero, diversi psicologi, soprattutto quelli iscritti all’Albo con art. 32 o con Art. 34, avrebbero in realtà le lauree più disparate: in sociologia, biologia, filosofia, persino scienze politiche e giurisprudenza e ci sarebbe persino chi non è nemmeno laureato ma solo diplomato.
Come spiegano gli Psicologi del Piemonte «Questo è stato l’effetto di una sanatoria. La legge che regola la professione di psicologo esiste soltanto dal 1989. Infatti prima dell’istituzione dell’Ordine Professionale la psicologia e la psicoterapia erano attività non regolamentate. Molti psicologi art. 32 o art. 34 infatti prima di essere dei veri psicologi erano soltanto degli psicoterapeuti spesso autodefinitisi tali. Poi grazie alla sanatoria sono diventati psicologi».
Con la sanatoria del 1989 l’allora governo De Mita regolarizzò questa situazione anomala, paradossalmente permettendo a tutti gli psicoterapeuti che si definivano tali di potersi iscrivere all’Ordine, se per un certo numero di anni precedenti erano stati riconosciuti come tali dagli enti pubblici. Il governo regolarizzò così un quadro irregolare e confusionario, che lo divenne ancora di più perché chiunque finì per esercitare la professione di psicologo, pur non essendo tale.
Per di più Foti, nell’89, è stato addirittura docente all’Istituto di Psicoterapia psicoanalitica di Torino e nel 1992 ha insegnato educazione sessuale ai bambini delle scuole medie.
L’indagine è ancora in corso e le varie responsabilità devono ancora essere accertate, ma sicuramente da tutto questo emerge con chiarezza la gravità di una formazione professionale discutibile e ambigua di chi per di più si è arrogato il diritto di occuparsi di situazioni così gravi e delicate come quelle dei minori sottratti alle proprie famiglie, senza nemmeno una laurea specialistica.
Manuela Antonacci