Visto il successo della raccolta firme per presentare la proposta di legge “Un cuore che batte” e visto l’atteggiamento di inerzia dei nostri politici sui temi etici, il mondo prolife si è mosso ancora nella strada concessa al popolo dalla Costituzione per l’esercizio dell’iniziativa legislativa popolare: se non funziona la democrazia rappresentativa, tentiamo la democrazia diretta.
Abbiamo già parlato del Comitato Liberi in Veritate che ha presentato tre proposte, in difesa dell’ordine naturale delle cose, della libertà di acquistare, di produrre e di educare.
È invece del Comitato "Una firma per la vita", il cui responsabile è Nicola Di Matteo, la proposta di legge intitolata «Diritto alla vita, reddito di maternità, sostegno ai sofferenti» che mira a riconoscere a tutti il diritto di nascere e di essere curati, istituisce un reddito di maternità per le donne italiane non abbienti e vieta ai medici di praticare aborto ed eutanasia.
Entrambe le raccolte terminano nel mese di giugno: tutte le persone di buona volontà possono quindi entro quella data recarsi in Comune a firmare o contattare i promotori per collaborare nell’organizzazione della raccolta firme.
Sul sito www.unafirmaperlavita.it potete trovare tutte le informazioni necessarie.
La proposta di legge in questione è molto semplice, breve (solo 4 articoli), ma molto ricca di contenuti.
Quanto all’inizio vita, riconosce «il diritto universale e inalienabile di ogni essere umano a nascere, fermo restando il diritto di ogni gestante alle cure necessarie alla tutela della propria vita, anche laddove comportassero come effetto indiretto la morte del nascituro».
Prevede l’istituzione di un «reddito di maternità di mille euro al mese per i primi otto anni di vita del figlio, rinnovabili alla nascita di un secondo figlio, vitalizi alla nascita del quarto figlio o di un figlio disabile»: tale provvidenza spetta alle madri italiane non abbienti.
Quanto al fine vita, riconosce a ciascuno il diritto «a non essere mai e per nessuna ragione soppresso. Al disabile grave sono garantite le cure e il sostegno economico per far concretamente fronte alla propria condizione».
Impone ai medici il divieto di somministrare «farmaci mortali» e di procurare in qualsiasi modo l’aborto. «Chi infrange questa norma è radiato dalla professione medica e punito con la reclusione da sei a dodici anni».
Infine, la proposta si premura di reperire i fondi necessari per coprire il reddito di maternità e il sostegno ai disabili: «quantificati in 5 miliardi di euro annui con risparmi da portare a riserva, sono prelevati dal cespite del bilancio dello Stato che prevede l’innalzamento di spesa per armamenti e difesa militare».
Direi che dobbiamo muoverci e andare a firmare!
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