I numeri parlano chiaro e il Comitato nazionale di bioetica si dice pronto a ridiscutere la somministrazione dei farmaci bloccanti la pubertà ai minori affetti da disforia di genere. È quanto annunciato dal professor Angelo Vescovi, Presidente del Comitato, in una recente intervista rilasciata a Marina Terragni per “Il Foglio”: «Ci è stato richiesto un nuovo parere dopo quello formulato nel 2018 (che autorizzava l’uso “off label” di questi farmaci). Oggi disponiamo di più informazioni: dati longitudinali e follow up, paesi che frenano. E anche molti casi di detransizione. L’accesso al trattamento senza i filtri normalmente imposti da medicina e psicologia è stato facilitato da una pressione sociale molto forte».
D’altra parte le «influenze sociali su una mente non ancora formata com’è quella di un adolescente possono avere effetti dirompenti», osserva ancora Vescovi nella stessa intervista. E in effetti c’è di che preoccuparsi se di tali conseguenze nefaste si è accorta persino la Wpaht, la più grande associazione per la salute trans, come fa notare la giornalista.
«Il fenomeno ha avuto un’accelerazione straordinaria», prosegue Vescovi, per cui si assiste a un aumento vertiginoso dei numeri dei trattamenti: nel solo Regno Unito si registra un incremento del 4.000%. Inoltre cresce anche il numero dei suicidi tra gli adolescenti e più di due terzi dei minori in trattamento con i farmaci bloccanti la pubertà «non vedono miglioramenti dal punto di vista psicologico o addirittura stanno peggio», come rivela uno studio del Journal of Sex and Marital Therapy.
Vescovi denuncia poi senza timore i «fortissimi interessi ideologici in gioco» che sono dietro tale «pressione di una ideologia liberista totale, per cui se una cosa si può fare allora devo poterla fare, altrimenti mi ammalo, cado in depressione etc. Non succede solo per la triptorelina (ecco cosa è). Si tratta di una dinamica devastante. Il valore della persona viene annientato». Nell’era dei social si intravede «perfino il rischio che la diversità diventi una moda per poter essere ‘visti’ in una società in cui apparire è diventato vitale».
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Anche alla luce della recente ispezione degli esperti del Ministero della Salute all’ospedale Careggi di Firenze, messa in atto per appurare un’eventuale – e in caso scandalosa - assenza di assistenza psicoterapeutica e psichiatrica per quanti presumono di essere nati nel corpo sbagliato e si apprestano alla transizione di genere, il professor Vescovi non esita a definire «vergognosa la proposta di trattare persone sane con un farmaco che ha pesantissimi effetti collaterali», la quale scade nel paradosso enucleato con grande finezza intellettuale dalla sua intervistatrice secondo cui «per depatologizzare la condizione trans si patologizza la salute».
In realtà delle pesanti ricadute sulla pelle dei minori dell’ideologia transgender sembrano ormai accorgersi anche diversi sistemi sanitari, per cui Paesi come Olanda, Regno Unito, Usa, Germania e Nuova Zelanda stanno facendo marcia indietro rispetto alla prescrizione facile di terapie ormonali e triptorelina.
Di qui Vescovi non esita a manifestare apertamente infine tutto il proprio sconcerto e profondo dissenso rispetto alle tesi tutt’altro che scientifiche sostenute da pseudomedici: «Trovo sconvolgente che uno scienziato possa pensare che una molecola sia in grado di bloccare un processo così ramificato, eventualmente per riattivarlo in seguito. On-off è una logica che in biologia non esiste. I processi non si fermano, semmai vengono deviati con effetti a cascata». Pertanto inibire con farmaci lo sviluppo sessuale in fieri dei minori ha effetti irreversibili.