La follia del trattamento della disforia di genere a suon di pillole e incredibile superficialità solo oggi sta assumendo contorni sempre più definiti con tutte le conseguenze del caso: giovani malati, giovani pentiti, giovanissimi che per sempre porteranno i segni di quei trattamenti che sempre più Paesi stanno abbandonando.
Il tutto dopo anni di sperimentazioni, pubblicità assillanti e sponsorizzazioni cariche di ideologismo portate avanti sulla pelle dei più piccoli e dei più fragili. In altre parole un business alimentato ad arte dalle ideologie progressiste e dalle compiacenti case farmaceutiche o strutture sanitarie che hanno costruito la loro fortuna proprio convincendo genitori ignari, ciechi o non adeguatamente informati e giovanissimi ancora incapaci di comprendere e decidere effettivamente la reale portata delle decisioni sul loro futuro in tema di disforia di genere.
Pochissimi hanno avuto da sempre le idee chiare e si sono battuti per far comprendere come trattare queste problematiche prescrivendo farmaci quali i bloccanti della pubertà o addirittura interventi chirurgici senza le adeguate verifiche del caso potesse portare a conseguenze devastanti per i minori. Una di queste è la giornalista Marina Terragni, che per prima ha dato battaglia sul tema e che alla notizia della decisione del Sistema Sanitario Britannico di dare uno stop all’uso di bloccanti per la pubertà, non nasconde la soddisfazione e ragiona, in un recente articolo su “Il Foglio”, del fatto che tutto questo potrebbe avere finalmente dei risvolti anche su quanto potrebbe accadere in Italia.
Le società scientifiche – tanto per fare un esempio - non potranno più fare riferimento alle linee guida Wpath, associazione mondiale per la salute transgender, così come i media non potranno più spingere per l’utilizzo di triptorelina per bloccare la pubertà. A farle eco la dottoressa Maura Massimino, direttore Oncologia Pediatrica IRCCS. La dottoressa, felice che le «cose oggi si siano messe favorevolmente per la protezione dei bambini», già in passato ha messo in guardia sui pericoli dell’utilizzo di farmaci che abitualmente si usano in ambito oncologico pediatrico per affrontare gravi problematiche derivanti dalla malattia e talvolta dagli effetti collaterali provocati dalla cura della malattia oncologica. Si parte da pazienti che non sono sani che hanno già delle spinte puberali diverse. Se si somministrano i bloccanti puberali le conseguenze dei bambini possono essere molteplici e, appunto, devastanti; ad esempio, spiega la dottoressa, «le ossa possono diventare “più leggere”, si ha una riduzione dell’accrescimento lineare e una riduzione di competenze e possibilità di apprendimento. E’ come congelare la vita, non solo i caratteri sessuali di un individuo».
La dottoressa parte da un assunto: «i bambini sono poco amati». Forse da qui bisogna ripartire per fare una rivoluzione generale, oggi, di quella che è la società così pensata e così modellata: è abominevole giocare con la vita di creature innocenti, prese in giro e – ahinoi – troppo spesso rovinate dalla sete di denaro o da chissà quale altra finalità da parte degli adulti. Adulti oggi in balìa di tutto tranne che forse della propria coscienza sprofondata nell’abisso e sostituita dalla superficialità di media e mode diaboliche. Questi segnali che arrivano un po’ da tutto il mondo, però, lasciano ben sperare in una definitiva inversione di tendenza.