01/11/2019

Bonolis contro l'utero in affitto. Ma qualcosa non torna...

Paolo Bonolis ha da pochissimo pubblicato il suo primo libro, “Perché parlavo da solo”, nel quale ha raccontato ogni aspetto di sé: politica, passioni ed esperienze di vita vissuta.

 In particolare come ha anticipato a Il Messaggero, il conduttore ha raccontato della singolare proposta di Silvio Berlusconi di diventare il portavoce di Forza Italia che Bonolis rifiutò senza pensarci due volte, il motivo è presto detto: il conduttore ha rivelato di non credere più nella politica e di non essere andato nemmeno a votare.  «È finita l’epoca delle ideologie. Per me è diventata solamente una questione aziendale. Si fa solo propaganda per restare in sella», mentre nell’affrontare il tema dei “diritti umani”, in merito alla questione delle adozioni per le coppie gay afferma di essere contrario all’utero in affitto ma a favore delle adozioni per le coppie dello stesso sesso.

Forse sarebbe il caso di ripartire proprio da quest’ultima osservazione per individuare il “gap” di un ragionamento spesso basato su un buonismo superficiale che non indaga fino in fondo i bisogni più profondi dell’essere umano e di cui è specchio, non solo, il pensiero di Bonolis, ma buona parte della politica italiana, nella quale, non a caso, il noto conduttore televisivo, dichiara di non credere.

Perché è ovvio che se la politica non si fa carico e non difende i diritti dei più deboli, in quanto quasi senza voce in capitolo, perde il senso della sua stessa funzione ed esistenza e diventa una questione di poltronismo e basta e non desta nemmeno più il desiderio di andare a votare, come accade proprio a Bonolis.

L’errore del ragionamento del conduttore che intendiamo mettere in evidenza e che spesso riguarda buona parte dei “benpensanti” del mondo della politica italiana è nel distinguo che Bonolis fa tra utero in affitto e adozioni gay. In realtà il no a 360 gradi verso questi nuovi modelli di “genitorialità” che si cerca di imporre ha la stessa importante motivazione di base: i bambini non possono essere trattati come oggetto di diritti, come strumento di una battaglia politica personale, da parte di adulti che mirano solo a soddisfare, nella migliore delle ipotesi, un vuoto che si portano dentro ma che poi creano, a dei livelli spropositati, nei loro “figli”, deprivandoli di una delle due figure genitoriali.

E ciò vale anche per le adozioni. Infatti nel caso di bambini orfani, si cerca, con l’istituto dell’adozione, di compensare questa grave mancanza, inserendoli in famiglie con un padre e una madre adottanti. Nel caso in cui venissero affidati a coppie dello stesso sesso, lo strappo subìto all’origine, di una delle due figure genitoriali, per delle vicissitudini personali spesso tragiche, verrebbe rivissuto tutte le volte, metabolizzando quotidianamente l’assenza de facto, nelle coppie dello stesso sesso, di un padre o di una madre. Non a caso, l’istituto dell’adozione nasce per dare due genitori ad un bambino e non come si crede erroneamente oggi, per dare un bambino a due genitori.

Verrebbe da dire a Bonolis che oggigiorno, prima di ogni cosa, nei confronti dei più piccoli è necessario un cambio di mentalità che consiste nel guardare ai bambini non più come a oggetti di diritti ma come a soggetti di diritti. E’ questa la vera lotta per i diritti umani: ridare voce ai più deboli e se, Bonolis ha smesso di credere nella politica, il suo semplicistico ragionamento ne è lo specchio.

 

di Manuela Antonacci

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