19/04/2021 di Manuela Antonacci

Camillo Langone su ddl Zan: «Omosessualismo e genderismo pericolosi anche per gli Lgbt»

Dopo il grand tour organizzato dall’onorevole Zan, per sostenere il suo controverso disegno di legge, in cui ha fatto scendere in campo influencer, cantanti, sex-columnist di PlayBoy e personaggi dello showbiz, tutti evidentemente ignari del vero contenuto del disegno di legge contro l’omotransfobia, anche noi di Pro Vita & Famiglia abbiamo voluto sentire il parere di esponenti del mondo della cultura e di politici appartenenti a, trasversalmente, a tutte le correnti parlamentari ed extraparlamentari. Tra i personaggi del mondo della cultura anche Camillo Langone, giornalista e scrittore per Il Foglio e Il Giornale.

 

A proposito del ddl Zan e della colonizzazione ideologica improntata all’indifferentismo sessuale, Vittorio Sgarbi recentemente ha affermato “La natura non si insegna. Il tema della sessualità, è un tema che dovrebbe essere del tutto estraneo alle leggi, perché non si rende legge la natura e tantomeno si indicano dei modelli culturali che non corrispondono alla natura, per indicare che ogni inclinazione sessuale è legittima”. È d’accordo? “La natura non si insegna”, tantomeno a scuola?

«Bella questa di Vittorio, non la conoscevo. Figurati se non sono d'accordo, io sono contro la scuola e soprattutto contro le università: parlo ovviamente delle facoltà umanistiche che sono i serbatoi, gli spacciatoi di tutti gli ismi contronaturali in circolazione. Si parla molto dei social, che certamente sono pessimi ma che almeno non derubano il contribuente, mentre professori e ricercatori promuovono la decostruzione con i soldi sottratti alla gente che lavora, ossia che cerca di costruire qualcosa».

In questo momento c’è un attacco senza precedenti alla libertà di espressione, anche nel campo dell’arte (uno degli ambiti in cui Lei opera). Infatti, l’anno scorso, riferendosi al san Pelagio “martire della purezza, martirizzato dall’emiro musulmano e sodomita Abd al Rahman III”, ritratto dal pittore Giovanni Gasparro, Lei ha scritto che, con il ddl Zan, anche gli artisti sarebbero condotti al martirio. Non c’è il rischio che con questo tentativo di imporre la “parrucca omosessualista a 60 milioni di cittadini” (parole Sue) l’omofobia si rischi di scatenarla davvero, da noi, per reazione?

«Non si corre nessun rischio, i moribondi non reagiscono agli stimoli. Il popolo italiano, demograficamente, culturalmente, spiritualmente, è quanto di meno vitale. Poi com'è ovvio ci sono le eccezioni e Gasparro è una di queste. Sì, credo che lui sia pronto al martirio, in nome della fede, mentre io non ho questo tipo di vocazione e con i liberticidi non intendo combattere in campo aperto. Non voglio gettare la mia vita nei tribunali, non voglio finire tra le fauci del Leviatano intollerante. Del resto i censori sono solo delle marionette, non hanno vita propria, è il principe di questo mondo che li dirige: servono degli esorcisti, non dei controversisti».

Un altro timore, riguardo questo nefasto ddl, che investe in particolar modo i credenti, è che venga messa in pericolo la libertà di far esplicitamente riferimento all’insegnamento della Chiesa in tema di omosessualità, anche semplicemente citando le Sacre Scritture, a riguardo. Insomma una “tolleranza” totalitaria che, in questo caso, impedisce alla fede cristiana di esprimersi visibilmente. Che ne pensa?

«Riguardo le Sacre Scritture una parte della Chiesa si è autocensurata, forse per paura. Se non assegni valore a qualcosa, non rischierai per quel qualcosa. Non rischierai un capello per batterti contro una legge antireligiosa come questa di cui stiamo parlando, bramata da quei parlamentari che vogliono impedire a noi non parlamentari di parlare».

Anche le associazioni femministe e persino Arcilesbica, si sono pronunciate contro questo disegno di legge, sostenendo che l’espressione “identità di genere” sia un colpo violento contro la donna, peraltro equiparata, secondo questa mentalità, ad una delle tante categorie di genere, mentre sappiamo benissimo che maschio e femmina sono all’origine della vita umana. Uno scollamento dal reale che inaugura una nuova forma di dogmatismo?

«Questa di Arcilesbica mi mancava. In effetti se sei una donna e ti piacciono le donne hai bisogno di poter chiamare donne le donne. L'omosessualità, intesa come pratica, deve conservare un rapporto con la realtà, con la carne. Mentre omosessualismo e genderismo sono pura ideologia, qualcosa di completamente mentale, e pertanto alla pratica omosessuale potrebbero perfino nuocere. Intanto certamente nuocciono alla pratica religiosa e alla libertà intellettuale. Una libertà che potrebbe venire meno anche semplicemente nel leggere, per fare un esempio, il Liber Gomorrhianus, mettendo all'indice anche San Pier Damiani: “Questa pestilenziale tirannia di Sodoma trama turpi guerre contro Dio…”».




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