No ai bloccanti della pubertà, ma un dibattito serio e per il bene dei bambini.
La richiesta arriva direttamente da un gruppo - forse insospettabile - di femministe, lesbiche e trans che così lanciano un appello sulla questione dell’Ospedale Careggi e l’indagine in corso sull’uso proprio dei farmaci per bloccare la pubertà, in particolare la Triptorelina (leggi qui cosa è), secondo alcune indiscrezioni usata dal nosocomio senza prima passare per le obbligatorie fasi psicologiche e psichiatriche per trattare la disforia di genere (approfondisci qui di cosa si tratta).
Le ottanta persone che hanno firmato questo appello spiegano che "come femministe e persone lgbt, osserviamo che le attuali polemiche sull'operato dell'Ospedale Careggi di Firenze dove si somministrano i bloccanti della pubertà anche a minori di undici anni, che si affacciano all'adolescenza e non hanno esperienza della sessualità né piena consapevolezza della distinzione tra fantasia e realtà, propongono con forza la necessità di aprire un serio dibattito su queste pratiche mediche i cui effetti nocivi sulla salute a medio e lungo termine sono per ora sconosciuti".
"Nel dichiarare la nostra contrarietà all'utilizzo di farmaci che intervengono sull'equilibrio psico fisico dei bambini - si legge nella nota - chiediamo al ministero della Salute, all'Aifa, al Comitato Etico nazionale, di procedere a un controllo puntuale su tutte le strutture che operano in questo campo; è inoltre necessaria una stringente verifica dell'attuazione degli attuali protocolli, che sembrano esser stati violati, così come risulta da diversi articoli apparsi sulla stampa, e non smentiti. Ribadiamo la richiesta, che alla luce di ciò che sta avvenendo in diversi paesi europei, che hanno fermato la somministrazione, e messo in discussione il semplice consenso affermativo dei minori, sia vietata la somministrazione, anche in una logica di cautela e tutela dei minori, dei farmaci bloccanti".
Una dichiarazione eloquente, se pensiamo che sono proprio esponenti del mondo Lgbt ad averla fatta. Questo non significa che tutta la comunità arcobaleno sia d’accordo e purtroppo si sa che è molto forte e accettata la narrativa opposta, ovvero quella che vorrebbe un approccio affermativo radicale per la disforia di genere nei bambini. La nota di oggi, però, apre uno spiraglio nella speranza che qualcosa possa davvero cambiare, per il bene dei bambini.