Il diritto di famiglia è - o almeno dovrebbe, il condizionale è davvero d’obbligo - essere di competenza esclusiva dei singoli Stati, soprattutto quando parliamo di Unione Europea. Ebbene così sembra non essere per la Corte europea dei diritti umani (CEDU), che ha condannato la Bulgaria per essersi rifiutata di riconoscere l’unione di due donne contratta all’estero.
Darina Koilova e Lilly Babulkova, entrambe di 37 anni - come riporta Il Post - si erano sposate nel 2016 nel Regno Unito dove vivevano da sette anni, e erano poi tornate a vivere nel loro Paese. Si erano rivolte alla CEDU denunciando il rifiuto delle autorità bulgare di inserire la menzione “sposata” nei registri di stato civile escludendole dunque da una serie di benefici. La Bulgaria non consente né il matrimonio né l’unione civile tra persone dello stesso sesso.
Il passo dall’ingerenza della Cedu - che ricordiamo non è un organo dell’Unione Europea - all’ingerenza dell’Ue in quanto tale è breve. E bisogna stare all’erta.
Fonte: Il Post