TORINO – L’Associazione Medicina e Persona del Piemonte, in collaborazione con l’Associazione ‘Il Cammino’ e con il Centro Culturale Piergiorgio Frassati e grazie al patrocinio della Regione Piemonte, propone la mostra dal titolo “Che cos’è l’uomo perchè te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jerome Lejeune” curata dall’Associazione Euresis e dalla Fondazione Jerome Lejeune con il contributo dell’Associazione Nazionale Medicina e Persona.
La mostra sarà esposta presso il Centro Incontri della Regione Piemonte in corso Stati Uniti 23 a Torino seguendo il seguente orario: lunedì 21 ottobre h 9--19; martedì 22 ottobre h 9--20.30; mercoledì 23 ottobre h 9--19; giovedì 24 e venerdì 25 ottobre h 17--20; sabato 26 ottobre h 9--13.
Sono previste visite guidate prenotabili all’indirizzo email: [email protected].
Martedì 22 ottobre ore 20.45 si terrà l’incontro di presentazione della mostra con l’intervento del prof. Strippoli, genetista dell’Università di Bologna e la testimonianza di Walter Dal Pos, Letizia Salanitro e Stefano Lovato.
Breve presentazione della mostra.
La mostra mette a tema l’uomo e il suo destino. Quella che viene proposta è un‘indagine sulla “natura umana” a partire dalla testimonianza di Jerome Lejeune, seguendo gli sviluppi della genetica clinica e attraverso un confronto con le più recenti acquisizioni della biologia evoluzionista sul determinismo genetico.
Il prof. Lejeune è lo scopritore della trisomia del cromosoma 21, l’alterazione che causa la sindrome di Down.
Lejeune è stato ricercatore e medico, in particolare un medico pediatra: la sua rigorosa ricerca scientifica è stata mossa dal desiderio di conoscere la genetica umana per poter curare; e curare per Lejeune significa prendersi cura della persona, di ogni singolo malato.
E’ un’esperienza professionale e umana fondata su una precisa visione dell’uomo e della realtà che ha alimentato le sue decise prese di posizione pubbliche in favore della vita: visione sintetizzabile nell’idea che ogni uomo sia “unico” e “insostituibile” e come tale vada guardato.
Dalle scoperte di Lejeune ad oggi la genetica ha fatto grandi progressi: conosciamo gran parte dei geni dell’uomo e l’intera sequenza del suo DNA; in tal modo diventa possibile individuare le basi genetiche di numerose malattie.
Questa evoluzione fa sorgere inevitabili interrogativi: qual è lo scopo di tali pratiche? Quali informazioni possiamo ricavarne? E’ proprio vero, come alcuni sostengono, che potremo sapere se una persona è portatrice di malattie genetiche, se è predisposta a malattie degenerative, addirittura quali saranno le sue doti, il suo carattere, le sue inclinazioni? Soprattutto, queste conoscenze servono a curare meglio?
All’interno della mostra viene sottoposta a critica l’idea, per altro molto diffusa, che ogni organismo vivente sia la somma di tanti “geni per” ogni caratteristica umana.
La moderna biologia evolutiva ci dice che il corredo genetico più che un “programma esecutivo” è un insieme di “strumenti” che l’organismo biologico usa, insieme a molte altri fonti di informazione, per costruire la sua vita.
Riaffiora dunque quell’immagine, cara a Lejeune, dell’unicità irriducibile dell’uomo e della contingenza di ogni essere vivente: potevamo non esserci, invece ci siamo. Questo sguardo sul reale non può non essere una continua e inesauribile fonte di sorpresa e di domanda.
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